Editoriali
L'Ue ha fatto ciò che voleva l'Italia sui migranti e Tunisi. Ma il memorandum non funziona
A un mese e mezzo dalla firma dell'accordo, il numero di sbarchi continua ad aumentare. Così, è ripartita la litania dei partiti di maggioranza che incolpano l'Europa. Il piano sbagliato e le ressponsabilità del governo Meloni
Il memorandum tra l’Unione europea e la Tunisia non è ciò che Giorgia Meloni aveva promesso per risolvere i problemi migratori. A un mese e mezzo dalla firma, il numero di sbarchi continua ad aumentare. L’hotspot di Lampedusa non riesce a essere svuotato. Comuni e regioni denunciano un sistema di accoglienza al collasso. Agosto potrebbe superare luglio come mese con più ingressi irregolari. Il numero di sbarchi dall’inizio dell’anno ha raggiunto quota 110 mila, più di tutti quelli del 2022. La Tunisia ha superato la Libia come principale paese di partenza. Così, è ripartita la litania dei partiti della maggioranza sull’Ue che lascerebbe sola l’Italia.
“Deve essere l’Europa a dare una mano a noi italiani per potere gestire al meglio questo fenomeno”, ha detto il ministro Adolfo Urso. Antonio Tajani ha invocato “un’azione dell’Ue”. Sono gli stessi che a febbraio parlavano del grande successo di Meloni perché, a loro dire, “per la prima volta” l’Ue si stava facendo carico dei problemi migratori italiani. O che a giugno applaudivano al via libera di Matteo Piantedosi al nuovo Patto su migrazione e asilo, malgrado non ci siano ricollocamenti obbligatori. O che a luglio avevano definito “storico” il memorandum con la Tunisia firmato da Ursula von der Leyen.
In realtà, l’Ue ha fatto esattamente ciò che chiedeva Meloni. Ha chiuso gli occhi su provvedimenti giuridicamente dubbi, come i limiti alle navi delle ong. E sta continuando a fornire motovedette e a firmare assegni. Roma o Bruxelles, una politica sbagliata con un interlocutore sbagliato non può funzionare. Il presidente Kais Saied non solo non è affidabile, ma ha aggravato le cose con la sua caccia xenofoba ai sub-sahariani. Il governo Meloni farebbe bene a dimenticare facili slogan come il blocco navale o il Piano Mattei e iniziare ad affrontare in modo strutturale quella che non può più essere definita “emergenza”. Invece, c’è da temere che sia capace di dire una sola cosa: sui migranti la colpa è dell’Ue.