L'equilibrismo di Meloni tra Stati Uniti e Cina e tra banche e mercati
Dai rapporti internazionali alle questioni interne, la premier cerca di galleggiare tra gli alleati e vecchi e nuovi problemi. E assicura: "Nel centro destra siamo sempre stati capaci di fare sintesi su tutto"
"A me stupisce che c'è chi stupisca il fatto di avere buone relazioni. Possono sorprendersi quelli che considerano la politica estera uno strumento per rafforzare il proprio partito, io la vedo diversamente". Lo dice il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, al Sole 24 ore rispetto allo stupore derivato dal suo ottimo legame con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. La premier spiega: "La politica estera si fa per rafforzare la propria nazione. E si dialoga con tutti in primis con gli Stati Uniti che sono tra i nostri principali alleati, indipendentemente dal mutare dei governi. Le relazioni sono facilitate se si racconta un'Italia affidabile, capace di dire di 'no' se necessario, ma leale, un atteggiamento nel quale non c'è trucco e non c'è inganno". Anche il nuovo ambasciatore americano in Italia, Jack Markell, nominato proprio durante il soggiorno di Meloni in America è un buon segnale secondo la premier.
Meloni parla anche dei discussi rapporti con la Cina dopo la firma da parte del governo Conte del Memorandum sulla Via della Seta: "Tra Roma e Pechino ci sono relazioni molto antiche e ci sono grandi e reciproche convenienze, non solo in ambito commerciale. Penso per esempio che la Cina possa essere un ottimo partner per il lusso italiano. Al di là della Via della Seta, su cui le scelte andranno meditate e discusse in Parlamento, non c'è una relazione diretta tra quella firma e le relazioni commerciali. Il paradosso è che siamo l'unico paese del G7 ad aver aderito alla Via della Seta ma non siamo affatto il paese del G7 o il paese europeo col maggior interscambio con la Cina. Il che dimostra che non ci sia un nesso tra le due cose."
La premier, rivendicando la tassazione sugli extraprofitti delle banche, ha incontrato il dissenso del vicepremier Antonio Tajani ma questo non sembra aver scosso Giorgia Meloni che dice: "Sul piano politico mi sono assunta la responsabilità della decisione. Non ho coinvolto gli alleati perchè quando si interviene su queste materie bisogna farlo e basta. Chiaramente comprendo le difficoltà dei partiti di maggioranza ma con loro ho chiarito subito." Mentre riguardo al disaccordo ricevuto dai maggiori media esteri commenta: "L'avevo messo in conto: gli organi di stampa fanno il loro lavoro. Quando sono d'accordo lo dicono, quando non lo sono, lo dicono. E' il sale del giornalismo, ci mancherebbe altro."
Giorgia Meloni, rispetto a quanto detto ieri in Consiglio dei ministri, spiega: "Non ho parlato di risparmi ma di miglior utilizzo delle risorse e comunque è presto per anticipare le misure." Mentre sul fronte comune da formare, sulla questione del Patto di stabilità, con Francia e Spagna risponde: "Tra noi 3 ci sono grandi divergenze ma rimango della mia idea sulla politica internazionale. Bisogna parlare con tutti. Se l'Europa non fosse miope dovrebbe capire che non puoi chiedere ai vari Paesi di puntare sugli investimenti e poi non riconoscerne il valore. Dov'è la coerenza? Come si fa a non considerare nel patto di stabilità gli investimenti nella transizione ecologica, nella difesa, nei progetti che ci siamo dati?"
In ottica europee e con l'aumentare delle divergenze tra le parti della maggioranza, sopratutto sull'argomento della privatizzazione dei porti. La premier è ottimista: "Naturale che in vista delle europee si valorizzino le differenze. Nel centro destra siamo sempre stati capaci di fare sintesi su tutto. Il tema della privatizzazione dei porti non è all'ordine del giorno e non credo sia un tema da campagna elettorale." Sul caso Tim invece afferma: "Abbiamo ereditato una serie di dossier strategici sui quali i governi non avevano voluto mettere la faccia. Noi si. Abbiamo fatto delle scelte mantenendo il controllo pubblico della rete e difendendo un regime di libero mercato."
Sul team incalzato dal Pd di Elly Schlein la premier risponde: "Ho dato mandato al Cnel perchè si ragioni su una proposta che tenga conto di salari inadeguati, che certamente esistono, senza peggiorare le condizioni di chi è già pagato nove euro l'ora o anche oltre. Sono molto colpita per il fatto che l'opposizione, dopo aver governato dieci anni, ripeto dieci anni, consideri oggi il salario minimo la panacea di tutti i mali. Perchè non lo hanno fatto prima mi chiedo.
Sul tema caldo dell'immigrazione, affrontato anche con numerose visite all'estero e con il dialogo con i paesi del Nord Africa e non, la premier vedrà a breve il premier greco ad Atene e dice: "Io sono convinta che l'unico modo per agire strutturalmente sul problema sia discuterne con i paesi del Nord Africa. E coinvolgere l'Europa nel suo complesso. E' un lavoro enorme, lungo. Ma che alla fine ci darà ragione. Ma intanto stiamo subendo una pressione fortissima e capisco che gli italiani chiedano risposte immediate. Per questo ho deciso di dare piena applicazione al decreto Cutro, in tema di rimpatri."
Un grande problema di questa estate è stato la sicurezza, sopratutto verso il genere femminile. La premier risponde: "Anche qui, vedo due diversi livelli su cui operare. Se lo Stato viene percepito come distante, ci deve essere. Perciò come primo immediato intervento, bisognerà riaprire la palestra, i centri che fanno un lavoro importante di educazione e socializzazione."