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Editoriali

Dispacci europei di Sergio Mattarella per Giorgia Meloni

Redazione

Serve un’Italia protagonista nella riforma dell’Europa, dice il presidente. La premier è chiamata a decidere quale sia l’Ue che vuole e la compatibilità con gli equilibri politici di Bruxelles

Poche semplici parole. “La Conferenza sul futuro dell’Europa ha aperto il cantiere di una riforma che dovrà inevitabilmente migliorare i Trattati vigenti”, ha detto Sergio Mattarella. “Non possiamo che augurarci che la prossima legislatura europea porti nuova energia”, ha proseguito il capo dello stato nel suo messaggio di ieri al Forum Ambrosetti. Poche, semplici parole che però indicano la sostanza delle sfide che a Bruxelles andranno affrontate, a partire dal giugno del 2024. Un dispaccio, quello di Mattarella, che vale per tutti (anche per quei paesi, come la Germania, ancora reticenti sul riconoscere che l’allargamento dell’Ue, auspicabile, impone irrinunciabili riforme di governance).

Ma che ovviamente non può che risuonare, anzitutto, come una implicita raccomandazione a Giorgia Meloni. Non tanto e non solo una raccomandazione a scegliere un strategia che la porti a contare davvero, nelle trattative europee che s’apriranno dopo il voto: quel ruolo, a meno di clamorosi strappi, Meloni lo avrà comunque in quanto leader del terzo paese dell’Ue e in quanto leader di un partito accreditato di notevoli consensi. La raccomandazione è semmai quella di rendersi partecipe di un percorso di riforme, e non solo a denunciarne le storture (come Meloni ha fatto, ma allora da capa dell’opposizione, in occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa).

E dunque la premier è chiamata, in primo luogo, a decidere quale sia l’Ue che vuole, e in che misura questo suo progetto sia compatibile con gli equilibri politici di Bruxelles. La preferenza per un’Europa confederale, che esalti le sovranità nazionali, forse non risponde a questa esigenza. Le proposte di affermare, anche a colpi di riforme costituzionali, il primato legislativo dei singoli stati su quello dell’Ue, neppure. Negare l’importanza del rispetto dello stato di diritto per compiacere gli amici polacchi, poi, rischia di isolare l’Italia. E ancora: "opporsi al superamento dell’anacronistico voto all’unanimità, legittimando i veti e le resistenze dei singoli, non funziona".

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