Editoriali
Il muro di gomma in Italia è quello del complottismo
Se la strage di Ustica fu “un atto di guerra”, è perché una guerra c’era. L'ultima esternazione di Giuliano Amato fa sorgere la domanda "perché allora hanno taciuto per decenni?"
Senza mancare di rispetto ad Andrea Purgatori, va detto che il vero, imperforabile “muro di gomma” in Italia è quello del complottismo. L’ultima, mal calibrata esternazione di Giuliano Amato su Ustica, e molte delle reazioni che ha causato (e persino la scelta di Repubblica di darle un tale risalto), ne sono noiosa conferma. Su Piazza Fontana, i Georgofili, Capaci esiste un partito preso, un circolo vizioso politico-mediatico, in base a cui c’è sempre una verità occulta, un doppio fondo, un doppio Stato, una sovranità limitata e un “segreto di Nato” (magari dimenticando che nel 1980 la Francia non era parte della Nato) che il “potere” non vuole rivelare.
Su Ustica ci sono stati due decenni di indagini. Il quadro probabilistico-probatorio in base al quale si trattò di un “atto di guerra” e non di un attentato-bomba, a molti esperti pare il migliore. Ma l’inchiesta che si concluse nel 1999 non arrivò a indicare dei responsabili. Per l’ipotesi missile, come ha ricordato Giovanni Salvi, che indagò tra il 1990 e il 2002, “manca la prova”. Così come non si sono mai trovate tracce di una bomba. I processi per i presunti depistaggi e per alto tradimento nei confronti di esponenti militari si sono conclusi con assoluzioni. Ma tutte le sentenze sono criticabili (però, se vale per Ustica, perché non è criticabile la sentenza di Bologna?).
L’intervista di Amato ricalca, in gran parte, un’esternazione del 2007 di Cossiga, che addebitava alla Francia la responsabilità. Per entrambi, vale la stessa domanda: perché allora hanno taciuto per decenni? Domanda inutile, perché nessuno darà la vera risposta, che spazzerebbe via il complottismo: se fu un tragico errore in un atto di guerra, fu coperto perché di guerra si trattava. L’indagine scrisse “incidente occorso a seguito di azione militare”. Purgatori parlava di “azione di guerra rimasta impunita in tempo di pace, in un periodo di fortissima tensione politica e militare nel Mediterraneo”. Ma, appunto, nonostante gli adoratori dell’art. 11, c’era una guerra e l’Italia ne era parte. Una guerra, ma nessun complotto.