editoriali
La doppia morale a 5 stelle di Travaglio
Candidati e parentele mafiose: il garantismo del Fatto vale solo coi grillini
La nuova frontiera del “campo largo”, il luogo della prossima battaglia campale contro “le destre”, in attesa delle europee, è Foggia. Il comune pugliese tornerà al voto dopo lo scioglimento per mafia e già si costruiscono le alleanze e si impallinano le candidature. Il Fatto quotidiano ha sollevato il problema di due potenziali candidati del centrodestra, Raffaele Di Mauro e Giuseppe Mainiero, che hanno “parentele con persone legate ai clan”. Sono entrambi incensurati, nessuno dei due è indagato per alcunché né coinvolto nello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Il problema, per il giornale di Marco Travaglio, è che Di Mauro, un avvocato, ha sposato una donna che sarebbe la nipote di un boss della criminalità organizzata foggiana ucciso nel 2007 da due sicari. Ma Di Mauro spiega che questo zio della moglie non l’ha mai visto né conosciuto, per il semplice fatto che si è sposato nel 2015, ovvero otto anni dopo la sua morte. La questione non è penale ma di “opportunità politica”, dice il Fatto. Stessa logica applicata per l’altro candidato, Mainiero: dopo la morte di sua nonna, suo nonno ha sposato in seconde nozze la vedova di un boss. “Non ho mai conosciuto né frequentato i figli della sorellastra di mia madre”, è la risposta che però non soddisfa il Fatto.
Nel 2018 accadde un caso analogo. Il candidato del M5s alla presidenza del Molise, Andrea Greco, era nipote di un boss affiliato alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. Ma il candidato del M5s nacque dopo: non ha mai conosciuto il parente camorrista. “Greco non può essere accusato di alcunché. Cosa c’entra con le malefatte di uno zio che non ha nemmeno fatto in tempo a conoscere?”, fu giustamente la risposta data all’epoca dal Fatto quotidiano a chi esprimeva obiezioni idiote come quelle odierne del Fatto quotidiano nei confronti dei candidati del centrodestra. Peccato che quella parentesi di lucidità sia durata solo il lampo di una candidatura del M5s.