editoriali
Meloni nella palude tunisina
Per svegliare l’Unione europea sui migranti la propaganda sovranista non aiuta
Il paradosso tunisino è tutto qui: che meno sostegni arrivano a Kais Saied, e più lui si sente assurdamente legittimato a perseguire in condotte scellerate, e che però più queste condotte si ripetono e meno sostegni verranno concessi, dalle istituzioni europee e non solo, a Tunisi. Ed è in questo garbuglio che sta impantanata Giorgia Meloni. La quale ha rifiutato, e con coraggio, la soluzione apparentemente più facile: restare con le mani in mano e gridare all’invasione (anche perché dell’“invasione”, oggi, non potrebbe incolpare altri che se stessa). E però si è esposta in modo notevole come una sorta di garante di Saied nei confronti di Bruxelles e di Washington, per ottenere che a Tunisi arrivassero gli aiuti dell’Ue e i soldi del Fmi.
Dunque ora le assurdità tunisine diventano fatalmente qualcosa su cui interrogare anche Meloni, che ha annunciato “misure straordinarie”.
Era metà giugno quando il sottosegretario Mantovano disse: “Tra un mese il governo tunisino non avrà più soldi per pagare la polizia: i migranti partiranno da porti gestiti da criminali”. Era davvero imprevedibile lo sfacelo di questi giorni, visto che di mesi ne sono passati tre e nulla è stato fatto di concreto, se è vero che alla firma del memorandum tra l’Ue e la Tunisia non è seguito neppure il previsto sblocco immediato dei 150 milioni. Responsabilità Ue, si dirà. E certo Bruxelles non brilla per risolutezza, sull’immigrazione. Dunque ben venga l’invito rivolto da Meloni a von der Leyen a visitare insieme Lampedusa. Ma proprio perché il problema deve essere europeo, è a Bruxelles che va giocata la partita. E allora le polemiche con quei paesi che invece dovrebbero aiutarci, non convengono; e allora rivendicare come risolutiva l’inclusione di qualche fumosa riga nelle conclusioni di un Consiglio europeo, per pura propaganda interna, non aiuta. E poi, di certo, non aiuta il recupero di una retorica truce e complottista – vedi alla voce: Matteo Salvini – per meri interessi elettorali. Non è così che un governo guadagna credibilità in Europa.