Editoriali
Sì, le regole di Dublino sono preistoria, ma il patto sui migranti è una formula vecchia
Mattarella ha ragione a dire che il regolamento su migranti e asilo è "fuori dalla realtà". Però anche il nuovo pacchetto che i ventisette stati Ue stanno negoziando con l'obiettivo di limitare i movimenti secondari manca di originalità e rischia di crollare al minimo intoppo
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ragione a dire che le regole di Dublino su migranti e richiedenti asilo nell’Unione europea “sono preistoria”. Mattarella ha ricordato che erano state scritte per “un altro mondo”, quando “non c’era una migrazione di massa” e ora “sono una cosa fuori dalla realtà”. Secondo il presidente della Repubblica, è necessario “uno sforzo insieme, prima che sia impossibile governare il fenomeno migratorio, in modo da affrontarlo con nuove formule”.
Il fallimento di Dublino non è certificato solo dalla situazione a Lampedusa: da gennaio a luglio la Germania ha ricevuto 175 mila richieste di asilo, più degli sbarchi in Italia. E’ la dimostrazione che le falle di Dublino, grazie alla valvola di sfogo dei movimenti secondari che fungono da ricollocamento informale di migranti tra paesi europei, non danneggiano più di tanto il nostro paese. Ma il nuovo Patto su migrazione asilo che i ventisette stanno negoziando non rappresenta una “formula nuova”.
Con l’obiettivo di limitare i movimenti secondari, il pacchetto è un “Dublino rafforzato”: prevede molta più responsabilità in cambio di poca solidarietà per i paesi di primo ingresso. Il Patto codifica l’approccio “Europa fortezza”, che era stato sperimentato nelle isole greche a partire dal 2016: i migranti devono essere tenuti nelle mure della fortezza. Attorno alle mura, l’Ue affida a regimi autoritari e volubili – come quello tunisino di Kais Saied – il compito di guardiano. Basterà un piccolo intoppo – come l’assenza di accordi di rimpatrio o un ricatto di Saied – e il nuovo Patto non funzionerà più, facendo nuovamente tremare la fortezza. Una formula veramente nuova sarebbe stato un governo europeo delle migrazioni, dai ricollocamenti all’integrazione. Francia e Germania erano pronte a fare un passo in quella direzione: chi impedisce di uscire dalla preistoria sono gli alleati di Giorgia Meloni nei governi di Polonia e Ungheria.