Editoriali
Il Piano Mattei resta un mistero
Tutto rinviato al 2024, Meloni ci crede ma pure le migliori ambizioni, se non poggiano su solide basi, si rivelano velleità
Certo è apprezzabile lo sforzo, il tentativo perfino titanico di convincere – anzitutto se stessi – della consistenza di questo futuribile Piano Mattei. Ed è apprezzabile pure il fatto che proprio in politica estera, campo in cui si promettevano sfracelli fino a poco tempo fa, Giorgia Meloni provi a guardare alto, a scommettere su progetti di lungo periodo e non su slogan pronto uso. Solo che pure le migliori ambizioni, se non poggiano su solide basi, si rivelano velleità: ed è in questa strettoia che resta incastrato, da mesi, il Piano Mattei. O meglio la “narrazione” – come usa dire – del Piano Mattei, dato che finora oltre a questo, un grande investimento in storytelling, non s’è visto altro.
Che ci sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa. Né lo si saprà a breve, come pure Meloni aveva promesso, ché la Conferenza Italia-Africa, quella che a inizio novembre avrebbe dovuto svelare il mistero, è stata rimandata a gennaio. Per ora. Poi si vedrà. Perché tutto dipende, la premier lo ha spiegato ieri durante la visita in Mozambico, dagli sviluppi della crisi in medio oriente. Il che è pure ragionevole, beninteso. Solo che dimostra la fragilità di un piano che se ha davvero qualcosa, oltre accordi più o meno definiti in campo energetico, non si è ancora minimamente capito cosa sia; e se invece è tutto lì, nella stipula di accordi commerciali incentrati sul gas, finirà inevitabilmente per restare soggetto alle convulsioni costanti della politica africana e medio orientale.
E dunque, di cosa stiamo parlando? Lo sfruttamento di nuovi giacimenti, come quello a nord delle coste del Mozambico, era già stato programmato da Eni almeno due anni fa. I principali accordi per la diversificazione energetica, a partire da quello con l’Algeria, erano stati avviati da Mario Draghi. E’ tutta, quindi, una faccenda di ridenominazione del pregresso?