Il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Ansa) 

editoriali

I leghisti vincono, la Lega meno

Redazione

Fugatti, Zaia, Fontana. Le elezioni locali fotografano nuovi equilibri a destra

Anche la più recente prova elettorale in Trentino e in Sud Tirolo conferma la tendenza declinante della Lega, superata ormai sistematicamente anche al Nord da Fratelli d’Italia. In Trentino Maurizio Fugatti si conferma alla presidenza della Provincia di Trento. La Lega è secondo partito al 13 per cento. D’altra parte anche nelle elezioni regionali in cui hanno vinto, qualche volta stravinto, candidati della Lega, questa tendenza già emergeva. Attilio Fontana ha ottenuto, nel marzo di quest’anno, il 54,7 per cento in Lombardia, ma i voti di lista di Fdi sono stati di più di quelli leghisti (compresi quelli della lista personale di Fontana). In Veneto, dopo l’affermazione trionfale di Luca Zaia nelle elezioni regionali del 2020 (la sua lista personale aveva raggiunto il 44,6 per cento, cui va aggiunto il 16,9 della Lega, contro il 9,6 del partito di  Meloni), alle politiche successive la Lega ha ottenuto soltanto il 14,6 per cento, meno della metà del 32,6 raggiunto da FdI. Più positivo per la Lega il risultato delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia del 2023, in cui Massimiliano Fedriga ha ottenuto il 17,8 per cento con la sua lista personale e la Lega il 19, contro il 18,1 di FdI. Alle politiche, invece FdI, nella stessa regione, ha preso quasi tre volte i voti della Lega, 31,3 per cento contro il 10,9. Naturalmente ogni tipo di elezione ha le sue caratteristiche specifiche, ma sembra emergere come dato permanente la debolezza della Lega come partito anche dove i suoi candidati ottengono un consenso ragguardevole. Forse è dalla consapevolezza di questa situazione che nascono i tentativi di Salvini di “scavalcare a destra” Fratelli d’Italia, che però almeno finora non sembrano ottenere risultati granitici sul terreno elettorale, mentre contribuiscono a rendere meno compatta l’immagine della maggioranza di governo. L’elettorato di centrodestra resta invece compatto, indipendentemente da chi esercita una funzione prevalente al suo interno, è stato così durante la lunga fase berlusconiana, lo è ora con il ruolo guida assunto da Meloni. Il centrodestra va. Il traino della Lega però si fa sentire poco.

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