editoriali
La manifestazione del Pd dell'11 novembre sarà su tutto, tranne che sulla crescita
Poteva quindi mancare l’ambiente che si aggiunge alla contestazione della manovra economica, alla pace qualsiasi cosa voglia dire e contro la riforma istituzionale? Il ma anche di Schlein verso la piazza
Fino a quando Giorgia Meloni tiene la barra dritta in politica internazionale, Ucraina e Israele prima di tutto, ma seppur un po’ più vago anche il rapporto speciale con l’Africa del piano Mattei, non c’è trippa per i gatti che stanno all’opposizione. Che per il momento si avvita in un mare di contraddizioni. Un po’ di qua un po’ di là. Inevitabile quindi che l’elenco delle rivendicazioni si allunghi sempre di più sperando che una coperta larga sia anche una coperta calda. Poteva quindi mancare l’ambiente che si aggiunge alla contestazione della manovra economica, alla pace qualsiasi cosa voglia dire e contro la riforma istituzionale? Ciononostante si fa fatica a capire che cosa proponga il Pd.
Sull’ambiente il tranquillo ministro Picchetto Frattin segue come uno scolaro diligente l’agenda europea, la manovra economica destina quei 4 soldi che sono rimasti dopo il disastro del 110 e facendo finta che ci siano ai ceti più deboli e sulle riforme istituzionali qualcuno ricorda al Pd che il Premierato è nato da quelle parti. Potrebbe il Pd sull’ambiente fare sua, un po’ lo ha già fatto, ma sottovoce, la proposta di Ultima Generazione di abolire i Sussidi Ambientalmente Dannosi e chiedere di aumentare le tasse sul gasolio. Salvo un minuto dopo accusare il governo di non destinare somme consistenti per alleviare il peso abnorme delle tasse sui carburanti.
In realtà il tutto appare come un insieme confuso di rivendicazioni che fanno il paio con quelle di Landini, basate sostanzialmente sulla richiesta di maggiore spesa pubblica, così da far pensare che per fortuna c’è Giorgietti che dice no al suo capo, figuriamoci a Elly. C’è una parola e una proposta che il Pd ha dimenticato da almeno un decennio, ma che è la chiave di volta. La parola è “crescita”, l’unica cosa che mette i conti in ordine e libera risorse per investimenti e welfare. E che è anche il punto debole del governo che insegue improbabili proposte del ministro Urso, ammalato di una mefitica combinazione di dirigismo e statalismo, anziché cercare in ogni modo di liberare l’ economia italiana, dai mille impedimenti che la frenano. Ma guarda caso quell’atteggiamento è anche la cultura dominante di questo Pd.