la strategia
L'all-in di Meloni sui Balcani. Oggi l'incontro con il presidente sloveno Golob
La premier pronta ad andare in Parlamento per riferire sull'accordo con l'Albania. E intanto scommette su una collaborazione più forte con i paesi dell'area per gestire con maggiore coordinazione i flussi migratori
L'accordo con l'Albania sottoscritto la scorsa settimana era solo l'inizio. Perché per Giorgia Meloni la gestione del fenomeno migratorio passa da una nuova relazione privilegiata con i Balcani, e cioè la regione da cui transitano flussi ingenti di migranti che poi sbarcano in Italia. Così la presidente del Consiglio si è data un obiettivo: costruire una serie di partnership con i paesi balcanici in modo da poter fare sistema, anticipando Francia e Germania nella firma di accordi specifici, com'è stato quello scritto con il premier albanese Edi Rama. Addirittura, nelle intenzioni di Meloni, ci sarebbe la volontà di lavorare a una specie di "Piano Mattei" per i Balcani, che metta in chiaro la volontà d'influenza su questa finestra del continente europeo. Progetto esplicitato anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che lunedì è volato a Bruxelles per una riunione del gruppo degli Amici dei Balcani occidentali.
E' in questa cornice che si iscrive l'incontro di Meloni con il presidente sloveno Robert Golob a Palazzo Chigi. Uno dei grandi temi in agenda è stata la questione migratoria, visto che la Slovenia è stato uno dei paesi interessati dalla sospensione del Trattato di Schengen decisa un mese fa dall'Italia per operare controlli più serrati alle frontiere, dopo l'attentato di Bruxelles. Sospensione verso cui, per altro, il governo sloveno ha espresso forti perplessità. "Italia e Slovenia sono consapevoli delle difficoltà che derivano dalla reintroduzione dei controlli ai confini, determinate dalla nuova situazione di sicurezza", ha dichiarato la premier in una dichiarazione congiunta con l'omologo sloveno, ribadendo "l'impegno comune di ripristinare il regime normale appena le condizioni lo consentiranno".
Le dichiarazioni che hanno fatto seguito alla visita di Golob confermano la forte volontà di Meloni di avviare le condizioni che rendano possibili un'interconnessione economica, politica ed energetica. "Abbiamo parlato degli ambiti in cui possiamo rafforzare la cooperazione: l'energia, la difesa e le infrastrutture", ha detto la premier condividendo la sua soddisfazione per "l'ottimo livello di scambio commerciale tra i due paesi".
"Come due stati amici possiamo occuparci non solo delle minoranze al confine ma di tutti gli abitanti e possiamo avere di più da questa cooperazione", ha ribadito anche il primo ministro sloveno Golob che ha voluto esprimere - come aveva fatto il presidente albanese qualche giorno fa - la sua riconoscenza nei confronti dell'Italia per "esser venuta per prima in aiuto alla Slovenia durante la crisi del gas".
La cooperazione che si inserisce nel progetto di Meloni di dare vita ad una serie di parternariati strategici con i paesi dell'area balcanica, nell'ottica di rafforzare il peso del nostro paese sul piano internazionale. E' questo il filo rosso che tiene insieme l'incontro degli scorsi giorni con il leader albanese con il colloquio con il premier sloveno di quest'oggi, eventi ai quali si aggiungerà, il 17 novembre, la prima visita della premier in Croazia dopo vent'anni di assenza.
Per mettere in chiaro quanto il governo investa su questo tipo di interlocuzione, a partire ovviamente dal risultato ottenuto con l'Albania, la premier ha deciso di "parlamentarizzare" la questione. Da qui al prossimo mese interverrà per due volte in Parlamento (il 23 novembre al Senato e il 13 dicembre alla Camera), rispondendo a interrogazioni dirette da parte delle forze politiche. Settimana prossima invece, martedì 21 novembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani sarà alla Camera per una comunicazione specifica sul memorandum con Tirana. Al termine della comunicazione è previsto un voto sulle varie risoluzioni. Una formula diversa rispetto alla semplice informativa, che non avrebbe previsto una votazione finale. Segno di una disponibilità a coinvolgere tutte le forze parlamentari nella strategia di gestione dei migranti portata avanti dal governo.