Editoriali
Il coldirettismo alternato di Lollobrigida
Il ministro dell'Agricoltura vieta con clamore la carne sintetica, ma fa passare in silenzio il sì al glifosato, erbicida fortemente contestato anche dalla stessa Coldiretti
L’attenzione mediatica oggi è stata tutta rivolta al via libera definitivo alla Camera del divieto di produzione e commercializzazione della “carne coltivata”, provvedimento simbolo della culture war del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Questo anche perché l’approvazione è stata caratterizzata dall’aggressione, a due passi da Palazzo Chigi, subita dai parlamentari di +Europa Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova (che si opponevano al bando) da parte del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, leader dell’associazione che ha ispirato il divieto impegnata in un presidio di festeggiamento davanti alla Galleria Colonna. In contemporanea ieri è stato approvato un altro provvedimento rilevante per il mondo agricolo che, però, è passato sotto silenzio: la Commissione europea, in assenza di una maggioranza qualificata a favore o contro, ha rinnovato per altri dieci anni l’autorizzazione all’uso del glifosato.
Si tratta di un erbicida, molto economico ed efficace, fortemente contestato dalle associazioni ambientaliste e dalla stessa Coldiretti che negli anni ne hanno chiesto il divieto perché sospettato di essere cancerogeno, nonostante le autorità scientifiche europee abbiano escluso rischi di tale tipo. L’aspetto interessante è che il governo, ovvero il ministro Lollobrigida, non ha seguito la Coldiretti in questa crociata: l’Italia a ottobre si è pronunciata a favore e ora, conoscendo l’esito favorevole, si è astenuta. In ogni caso non si è opposta, seguendo la crociata della Coldiretti.
Stessa cosa ha fatto il ministro Lollobrigida schierandosi a favore del Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada, bestia nera del protezionismo coldirettista. Insomma, quando c’è da fare battaglie fortemente simboliche, come il divieto alla “carne sintetica”, che vieta una cosa per ora inesistente, Lollobrigida segue gli spiriti più reazionari. Quando in ballo c’è la sostenibilità del sistema agricolo, come nel caso del glifosato e del Ceta, si distanzia silenziosamente dal coldirettismo.