Editoriali

Perché non ascoltano Liliana Segre

Redazione

Impressionante la drammatica insistenza sulla memoria negata della senatrice che la sinistra cosiddetta, persino accademica, non recepisce

"Io penso che nel giro di cinquant’anni la Shoah sarà una riga in un libro di storia e poi non ci sarà neanche quello”, ha detto l’altra sera al Memoriale della Shoah. Alla sinagoga di Milano, a un mese dal 7 ottobre, la stessa amara considerazione: “Sembra di aver vissuto invano”. C’è qualcosa di infinitamente doloroso, “pessimista”, ma allo steso tempo lucido nell’allarme che Liliana Segre va ripetendo, con più urgenza ancora che nel passato, in queste settimane. Le stesse allarme dette per il Giorno della Memoria: “Una come me è pessimista e ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga sui libri di storia e poi non ci sarà nemmeno più quella”. Un allarme non differente da quello di Edith Bruck: “Ho parlato per 62 anni, non posso tacere adesso”, ha detto la scrittrice, “il bersaglio siamo sempre noi”. Più ancora della tragedia del non essere creduti su cui hanno ammonito tanti sopravvissuti, a partire da Primo Levi, colpisce la consapevolezza che il nuovo antisemitismo – sommato alle fake news da TikTok che affascinano i giovani – possa spazzare via il riconoscimento della verità nel futuro.

Liliana Segre è da molto tempo una testimonianza luminosa, capace di superare l’odio, capace di indicare a tutti un bene e di invitare a condividerlo. Ha parlato a tutti, ha incontrato tutti, qualcuno si scandalizzò quando volle conoscere Chiara Ferragni, e fu un altro gesto di verità. Non si può in nessun modo tentare di politicizzare la sua testimonianza, tanto coincide con la sua vita. Per questo bisogna fare molta attenzione a non sottovalutare le sue parole più recenti sull’antisemitismo che cancellerà la verità stessa. In passato, persino quando pronunciò lo splendido discorso per la seduta inaugurale del Senato, ci fu chi tentò di schierare Liliana Segre per un fronte politico. E’ triste rilevare ora che, di fronte all’antisemitismo violento, ci sia una parte della sinistra cosiddetta, persino accademica, che fatica a riconoscere l’urgenza delle sue parole. E la necessità di combattere affinché la condanna dell’antisemitismo non sparisca dai libri di scuola.

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