editoriali
Il Vannacci al contrario. Il generale da alfiere del free speech a querelante politicamente corretto
Il generale annuncia una raffica di querele contro chi ha criticato i contenuti del suo libro. L'incoerenza di uno che pensa che si possa dire e scrivere di tutto, ma considera colpevole di reato chi dice di pensarla in modo diverso da lui
Il generale Roberto Vannacci è molto permaloso. Ha annunciato una raffica di querele nei confronti di chi ha criticato i contenuti del suo libro “Il mondo al contrario”, compreso l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. Bersani si era domandato se nel “bar Italia” dove si può dire di tutto, tipo chiamare anormali o invertiti gli omosessuali, si possa anche dire che “un generale è un coglione”. Vannacci si è sentito diffamato e risponde con le querele, che naturalmente saranno valutate dalla magistratura competente. Quello che comunque lascia allibiti è l’incoerenza di una persona che pensa che si possa dire e scrivere di tutto, ma considera colpevole di un reato chi dice di pensarla in modo diverso da lui. In democrazia si possono esprimere tutte le opinioni, comprese quelle più discutibili, persino quelle offensive per intere categorie di cittadini. Di questo diritto Vannacci ha fatto uso e forse addirittura abuso, però non lo riconosce agli altri e questo la dice lunga, al di là della questione giuridica, sul suo carattere e sulla sua debordante, per quanto ingiustificata, autostima.
Se n’è accorto anche Mario Giordano su la Verità, dicendosi deluso dal generale: “Noi che l’abbiamo considerata un simbolo di quella libertà di espressione che riteniamo negata dal politicamente corretto”. Si tratta di una battaglia certamente lodevole, quando viene condotta seriamente. Uno dei presupposti ineludibili di questa lotta è il riconoscimento del diritto a esprimere opinioni contrastanti. E’ quindi ridicolo che si denunci per diffamazione chi esercita questo stesso diritto in dissenso dall’alto ufficiale, come se il codice di comportamento fosse: si può criticare tutto e tutti, con la luminosa eccezione del pensiero di Vannacci. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, diceva Brecht. Beati quei popoli che per affermare per la libertà d’opinione non hanno bisogno dei generali.