A Roma
Draghi: "Per l'Europa è il momento di diventare stato"
L'ex presidente del Consiglio e della Bce è intervenuto alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo "Quando eravamo i padroni del Mondo". Sul flop di Roma all'Expo: "Non credo ci sia un complotto"
"È un momento critico per l'Europa ed è sperabile che ci tengano uniti quei valori fondanti dell'Unione europea che ci hanno accompagnato fino a qui". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione della presentazione del nuovo libro di Aldo Cazzullo "Quando eravamo i padroni del mondo", alla chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, a Roma. L'ex numero uno della Banca centrale europea torna a parlare dopo un lungo periodo lontano dai riflettori. E lo fa soffermandosi anche sullo stato di salute e le prospettive dell'Unione europea, di cui Draghi continua a occuparsi ancora oggi. Un paio di mesi fa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gli aveva affidato la stesura di un report sulla competitività europea per ragionare sulle sfide da affrontare come l'inflazione, la crisi climatica, l'ambiente, il commercio e le crisi internazionali.
Al tempo, la guerra tra Israele e Hamas non era ancora iniziata, ma è proprio sulla crisi in medio oriente si sono concentrate le riflessioni di Draghi: "L’Europa dovrà fare qualcosa di più di quello che sta facendo, molto di più che semplicemente mettere molto denaro. Dovrà avere un ruolo, non credo militare perché siamo deboli e non credibili, ma certamente umanitario. Questo prolungamento della tregua nessuno se lo aspettava. La cosa più importante è che li va portata la pace, e in questo l’Europa può avere un ruolo, e anche l’Italia ha acquistato credibilità".
Un ruolo di primo piano, unitario su uno stesso tema. Tendenza che l'ex premier si augura che proseguirà anche per tutte le altre sfide che ci attendono: "Bisogna capire che le sfide che abbiamo davanti sono sovranazionali. Il clima, per esempio, è una cosa di tutti", ha affermato. Sulla Difesa, ha notato Draghi, "spendiamo da 3 a 5 volte di più di quello che spende la Russia, siamo il secondo investitore mondiale della Difesa dopo gli Stati Uniti" ed è per questo che lo sforzo deve essere concentrato su come "coordinare meglio il modo in cui spendiamo". Questo resta "un momento particolare dove è presente anche una paralisi decisionale, una situazione d'attesa legata alle guerre in corso".
Per questo motivo Draghi sostiene che per l'Europa è il momento di diventare stato: "Occorre cominciare a pensare a un'integrazione politica europea, a un Parlamento europeo come vero Parlamento dell'Europa, pensare che siamo italiani ma anche europei. Occorre reinventarsi un modo diverso di crescere". In merito all'allargamento dell'Unione, Draghi afferma che "fu un errore colossale non aver modificato le regole che sovrintendono alle decisioni che dobbiamo prendere. Sono rimaste le stesse di quando eravamo 12. Per registrare una medicina in America c'è la Fda, da noi ci sono 26 autorità differenti. Dobbiamo rivedere molti dei presupposti del nostro stare insieme".
In ultima battuta, l'ex presidente del Consiglio ha anche commentato l'esito delle votazioni per la città che ospiterà l'Expo 2030: "Non siamo riusciti ad avere l'Expo a Roma, ma non conosco bene l'intera storia: non so perché abbiamo preso solo 17 voti". E dice di "non credere ai complotti universali" anche perché "l'Italia ha avuto una Expo già nel 2015 a Milano e questo potrebbe aver in qualche modo influito" sul risultato ottenuto da Roma.