editoriali
Il “trono” dei moderati non è vacante
L’eredità politica del Cav. è anomala, ma oggi la destra ha una continuità
Ezio Mauro analizza nell’editoriale di ieri di Repubblica, in coppia con un titolo a pena pagina, “La grande crisi di FI”, le difficoltà del campo moderato nella stagione della prevalenza di una destra che l’ex direttore definisce “estremista”. Fa una certa impressione leggere di una specie di nostalgia per “l’avventura titanica” di Silvio Berlusconi con la firma di chi diresse Repubblica nel ventennio berlusconiano, durante il quale non trascurò alcuna occasione per denunciarne un’anomalia considerata pericolosa, addirittura, per la democrazia italiana. Il problema dell’eredità politica di Berlusconi esiste, e su questo Mauro identifica un problema reale. Proprio il carattere dell’azione del Cav., però, ha creato le condizioni perché quell’eredità possa essere in qualche modo rivendica da tutto il centrodestra, dalla Lega che fu indotta a passare dal separatismo al nazionalismo, da Fratelli d’Italia che con le posizioni assunte or che è al governo soprattutto in politica internazionale di convinto sostegno all’occidente e a Israele ha cancellato tutte le ambiguità del passato, oltre naturalmente a Forza Italia, che sente il peso inevitabile dell’assenza del suo fondatore ma del quale forse si celebrano i funerali con troppo anticipo. Il campo moderato esiste sebbene con altri interpreti, evidentemente va ancora lavorato per dare frutti, ma non è più separato da quello della destra democratica: e questo non è un tradimento del berlusconismo, ne è anzi la conseguenza più rilevante.
Giorgia Meloni ha ottenuto il successo elettorale straordinario che l’ha portata a Palazzo Chigi proprio perché è risultata attrattiva nei confronti del campo moderato e sa che senza quell’apporto non potrebbe progettare il suo stesso futuro politico. La novità è che il campo moderato non è più una monarchia e che quindi non ha senso domandarsi chi debba occupare un “trono” che non esiste più, e dunque non è “vacante”, come dice Mauro. Certo, la competizione per dare sbocco politico alla coscienza dei moderati è aperta, è il bello della democrazia.