Le dichiarazioni
Bonaccini a Schlein: "Una candidatura ovunque alle Europee non serve"
"Noi siamo il Partito democratico, non il partito di uno solo al comando" ha detto il presidente dell'Emilia Romagna, che ha aperto a una sua candidatura se è utile e serve "al partito"
"Cosa fare lo deve decidere anzitutto lei. Noi siamo il Partito Democratico, non il partito di uno solo al comando". È la risposta del presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini alla domanda, posta in un'intervista al Corriere della Sera, sulla questione legata alla candidatura di Elly Schlein in tutte le circoscrizioni elettorali per le prossime elezioni europee. "Come Elly ha giustamente ribadito più volte – continua Bonaccini – disponiamo di una classe dirigente vera e plurale. L’escamotage di una finta candidatura in tutte le circoscrizioni serve a Meloni per coprire la debolezza di classe dirigente che ha dietro di sé".
Nel weekend in un'altra intervista al Quotidiano Nazionale, il presidente del Pd ha spiegato come trovi in realtà "sbagliata" l'idea che la segretaria diventi capolista in tutti i collegi sempre per i motivi legati all'eleggibilità degli esponenti a livello locale: "Disponiamo di una classe dirigente credibile nei territori. Meloni a mio parere ha invece il problema opposto: rappresenta la guida monocratica di un partito che non brilla per gli esponenti che può mettere in gioco e che, a volte, sono motivo di imbarazzo per la premier, come vediamo anche in questi giorni". Bonaccini ha poi aperto alla sua candidatura: "Il mio impegno adesso è per l’Emilia-Romagna. Tuttavia, ritengo che vada sempre fatto quello che è utile: sono a disposizione del mio partito, ma non ho mai chiesto nulla per me".
L'intervista del Corriere poi si sposta sul tema del terzo mandato: "Io non mi sono mai auto candidato a nulla e quando pongo il problema sul limite dei mandati non parlo di me, ma del corretto funzionamento della democrazia. Ho segnalato che il doppio mandato è un’anomalia pressoché solo italiana; negli altri paesi sono i cittadini a decidere col proprio voto chi ha fatto bene e può proseguire e chi ha fatto male e deve andare a casa. L’anomalia è tanto più evidente perché questo limite, anche in Italia, esiste solo per i sindaci e i presidenti di Regione, mentre non c’è per tutte le altre cariche. La cosa sgradevole è che nel governo c’è su questo molta confusione: ciascuna delle forze politiche di maggioranza sembra più preoccupata a fare ciò che gli conviene anziché ciò che sarebbe giusto. A partire da Fratelli d’Italia", ha detto il presidente del Pd.
Mentre sulle primarie, e la questione legata a Firenze, Bonaccini crede che siano uno strumento "utile", soprattutto "quando servono ad allargare la coalizione e a far decidere agli elettori tra proposte diverse, dannoso quando si riducono a una conta interna. È giusto valutare caso per caso quando attivarle e, se c’è un problema politico lo si affronti insieme agli alleati per quel che è. Tutto dobbiamo fare fuorché dividerci per beghe interne", ha concluso.