Editoriali
Mattarella elogia la generazione Z
Le sagge parole del capo dello stato su una generazione tutt’altro che disorientata
Lo studente giovane recita il compitino pessimistico/deprimente, le solite cose che sembrano prese da quegli striscioni tanto generazionali quanto insensati, tipo “ci hanno rubato il futuro”. E il rettore lo chiosa, dando un po’ di rinforzo autorevole alle tesi negative. Il presidente ottantaduenne, pochi minuti dopo, parlando alla cerimonia per i 25 anni dell’Università del Piemonte orientale, legge il presente e ragiona sul futuro della generazione Z e ci vede tutt’altro. Non nelle potenzialità o nelle condizioni generali, ma proprio nei giovani in carne, ossa e cervello. Sergio Mattarella non dice loro che il mondo può offrire opportunità straordinarie, ma proprio che sono loro l’opportunità straordinaria. “Il rappresentante degli studenti – dice il presidente – ha detto che la generazione Z è vista come disorientata, inerte, estraniata dalla realtà. Sinceramente non so da dove possano uscire queste valutazioni così difformi dalla realtà, così sbagliate, sulle nuove generazioni. Personalmente penso, trovandone conferme, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro paese”.
Mattarella parlava a Vercelli, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università intitolata ad Amedeo Avogadro, e di suo già quell’ateneo ha rappresentato una sfida dell’ottimismo contro l’eterno rifugio della prudenza demoralizzante, contro il “chi ce lo fa fare”. Solo 25 anni di storia, pochi per un’università, e una continua crescita. Anni in cui, ha detto Mattarella citando il ministro Anna Maria Bernini, “l’ateneo ha vinto la sua scommessa”. Crescendo fedele al progetto di rinnovamento dell’istruzione superiore avviato con la riforma del 1998, di Luigi Berlinguer, con corsi di laurea aperti alla dimensione europea, con lauree magistrali in intelligenza artificiale e innovazione digitale, in chimica verde e in gestione ambientale. “Il disorientamento che talvolta affiora – ha detto Mattarella – sono convinto che sia responsabilità di noi adulti”. Insomma, non insegniamo compitini pessimistici, almeno non facciamolo all’università.