Anna Maria Bigon (Ansa)

Editoriali

Sul fine vita il voto di coscienza non è un scandalo: il Pd è plurale per statuto

Redazione

Tra i dem ci sono da sempre componenti diverse e i temi di rilievo etico sono spigolosi. Immaginare un partito ripulito da eredità non consone è un controsenso. Con il rischio di un effetto Trump

I commentatori più o meno autorizzati possono continuare a dormire tranquilli tra due guanciali, convinti che per fermare la violenza nella comunicazione basti dare la colpa ai social. Poi si legge l’incredibile interrogatorio travestito da intervista di Repubblica ad Anna Maria Bigon, consigliera regionale veneta del Pd che col suo voto d’astensione ha impedito l’approvazione della legge sul fine vita, e viene il dubbio che il problema non siano i social. “Non si sente neanche un po’ dalla parte sbagliata rispetto ai valori che rappresenta?”, le chiedono. “In questo modo ha contribuito a boicottare una battaglia progressista”. “A quanto risulta è stata chiamata anche dalla segreteria nazionale. Chi ha sentito precisamente?”. E via indagando.

 

Bigon, veronese, è cattolica: “Non voglio ingannare nessuno. Perché avrei dovuto cambiare un voto di coscienza già concordato?”, ha risposto pacata. Il punto cruciale non è ovviamente il tono delle interviste e nemmeno il suo personale percorso. Ma la vicenda del Veneto, e le reazioni generate, richiedono una riflessione. “Io rappresento una parte del partito”, ha detto lei. A Radio Radicale è stato detto che Bigon “è eredità evidente delle segreterie del passato” (un suo referente è il cattolico Delrio).  Il punto su cui la “nuova segreteria” e il partito dovrebbero riflettere è questo: il Pd è partito culturalmente plurale non in quanto “eredità del passato”, ma in base al suo Dna e al suo statuto. Ha componenti diverse e i temi di rilievo etico sono da sempre spigolosi, o indecidibili, al di fuori di uno spazio libero di coscienza. Peraltro questo vale anche per altri partiti, compresa la Lega come dimostra Zaia. Gridare allo scandalo, o magari immaginare un partito ripulito da eredità non consone, è un controsenso. Significherebbe scegliere un profilo identitario con il rischio di un effetto Trump: se tutti gli elettori che non si sentono rappresentati (non è qui in questione chi abbia ragione) votano dalla parte opposta, sarà sempre più difficile ottenere maggioranze in grado di far passare le proprie idee.

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