Foto LaPresse

editoriali

La questione rosa del Pd

Redazione

La candidatura di Elly Schlein, ridotta a tema di quote, è un brutto segnale per lei

La lettera firmata di 26 esponenti dell’area femminile del Pd alla segretaria per chiederle di non candidarsi alle elezioni europee come capolista in più collegi è un documento interessante per comprendere qualche aspetto del confronto interno al maggior partito della sinistra. Le firmatarie temono che la candidatura di Elly Schlein, che poi non occuperà il seggio nel Parlamento europeo, comporterebbe una riduzione della componente femminile, oggi maggioritaria nel gruppo parlamentare europeo del Pd. Non è chiaro il meccanismo che determinerebbe questo esito, visto che le liste non sono bloccate e che la scelta tra i candidati dipende dalle preferenze che ottengono (la legge ne prevede fino a tre), così come non è affatto garantito che in assenza della candidatura di Schlein la presenza femminile nel gruppo resterebbe maggioritaria.

Al di là dei calcoli un po’ aleatori, colpisce il fatto che le firmatarie non si occupino affatto delle sorti del partito. E dell’effetto che avrebbe una sconfitta, o un risultato deludente, alle europee sulla sorte della prima segretaria “femminile e femminista” del Pd. La scelta della segretaria di candidarsi “sembrerebbe rincorrere il leaderismo della destra di Giorgia Meloni”, scrivono, e “non meno grave sarebbe il conseguente spostamento dell’asse dello scontro politico dal piano dei valori e dei contenuti al riduttivo piano di una contesa ‘rosa’ che nulla ha a che fare con la nostra visione di società e di Europa”. In sostanza si accusa Schlein di seguire le orme della sua principale avversaria, di adottare comportamenti analoghi e quindi subalterni: davvero un bel modo per sostenerla in una battaglia politica ed elettorale che potrebbe essere decisiva per il consolidamento o il declino della sua leadership. Il ruolo della Schlein, secondo loro, deve esprimersi solo “affiancando nella disputa elettorale le candidature delle donne e degli uomini espressione dei territori”. Da leader a “badante”, una bella promozione.

Di più su questi argomenti: