a palazzo madama
La Lega imbarazza il governo sulle armi a Kyiv. Poi il dietrofront
Il ministro Crosetto chiede al capogruppo della Lega Romeo di modificare l'ordine del giorno che conteneva riferimenti alla stanchezza nel sostegno alla causa ucraina. Così il M5s, che aveva annunciato di voler votare il testo, si sfila
Già dal tipo di ordine del giorno si capiva quali fossero le reali intenzioni della Lega. Ieri il capogruppo del Carroccio al Senato Massimiliano Romeo aveva depositato un testo "a titolo personale" in cui in sostanza non diceva di interrompere il rifornimento di aiuti a Kyiv. Ma premeva molto sulla soluzione diplomatica al conflitto con la Russia. Non solo. Nel documento si faceva esplicito riferimento al fatto che "in Italia l'opinione pubblica non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro paese continua a inviare in sostegno all'esercito ucraino e auspica una soluzione pacifica e diplomatica al conflitto". Ma anche alla constatazione che, con l'elezione di Trump negli Stati Uniti, le cose potrebbero cambiare. Nulla di realmente nuovo rispetto alle cose che la Lega va professando da mesi. A tal punto che subito i cinque stelle, per bocca del loro capogruppo a Palazzo Madama Stefano Patuanelli, avevano fatto sapere: lo votiamo. In una strana riedizione di un asse giallo-verde.
Solo che poi da Palazzo Chigi, ma soprattutto dal ministero della Difesa, si sono insospettiti. E hanno chiesto che dal testo sottoposto a votazione finale venissero espunte le parti considerate più sensibili, se non proprio controverse. "L'ordine del giorno l'ho presentato a titolo personale. E sfido chiunque a dire che vi sia stato inserito un disimpegno a sostenere la resistenza Ucraina. Sarebbe folle perché vorrebbe dire consegnare l'Ucraina nelle mani della Russia", si è difeso allora lo stesso Romeo. Il cui testo, comunque, alla fine è stato votato a larghissima maggioranza (113 si e 18 no). Ma solo perché Meloni, Crosetto e Tajani avevano nel frattempo costretto i leghisti a rimangiarsi le parti che consideravano più imbarazzanti.
Tensioni che almeno in parte hanno ricordato quanto avviene dall'altra parte, ovvero tra le file delle opposizioni. Dove ieri, per esempio, nel Pd c'è stata una segreteria per scrivere una mozione sulla guerra a Gaza. Alla fine ha prevalso l'unità, e Schlein stessa, pressata dai riformisti, ha voluto che la richiesta di cessate il fuoco fosse accompagnata all'esplicita condanna nei confronti dei fatti del 7 ottobre, oltre alla richiesta del rilascio degli ostaggi di Hamas.