fuga in avanti
"Limite di due mandati per i premier". Così Meloni prova a frenare i governatori della Lega
Fratelli d'Italia ha presentato un pacchetto di emendamenti alla riforma del premierato: a Palazzo Chigi si potrà andare per non più di due volte. Un modo per bloccare le rivendicazioni dei leghisti sui territori, che puntano al terzo mandato
Voi vi appellate alla mancanza di limite di mandati per i presidenti del Consiglio pur di chiedere le stesse condizioni a livello locale? E allora noi rispondiamo stravolgendo la riforma del premierato. Suonano più o meno così le mosse che si stanno rifilando Fratelli d'Italia e Lega. La premier Meloni ha chiesto ai suoi alcune importanti modifiche al testo della riforma che dovrebbe introdurre in Italia l'elezione diretta del presidente del Consiglio. In primis, sarebbe reintrodotta la norma per cui se un premier viene sfiduciato dalle Camere il governo decade, accantonando la cosìdetta norma "anti-ribaltone", che prevedeva la possibilità di avere un secondo premier sempre all'interno della stessa maggioranza. Ma soprattutto, vengono posti dei limiti ai potenziali mandati di chi siede a Palazzo Chigi: massimo due, secondo gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia. I meloniani, insomma, scelgono di rispondere in questo modo alle critiche che provenivano soprattutto dai territori, con i sindaci che facevano notare l'incoerenza di non avere limiti per il governo nazionale. Mentre al contempo i primi cittadini delle grandi città possono amministrare per non più di dieci anni consecutivi.
Una delle voci grosse nel chiedere l'abolizione del limiti dei mandati per sindaci e presidenti di regioni è proprio della Lega. Un posizionamento anche e soprattutto tattico, visto che Matteo Salvini con un potenziale terzo mandato vedrebbe svanire il problema di dove collocare Luca Zaia, in scadenza come governatore del Veneto nel 2025. Ma la richiesta era arrivata (quasi) unanime anche dai sindaci di centrosinistra. Solo ieri il presidente dell'Anci Antonio Decaro, sindaco uscente di Bari, ha scritto una lettera agli oltre 8mila colleghi di tutti i comuni italiani. Salutando positivamente l'abolizione del limite per i sindaci dei comuni fino a 15mila abitanti, introdotto dal governo nell'ultimo Consiglio dei ministri. Ma chiedendo pure che si vada oltre. "Ora è giunto il tempo di portare fino in fondo questa battaglia democratica e di chiedere l’estensione del numero dei mandati anche per i sindaci dei Comuni sopra i 15mila abitanti. Non si comprende infatti la disparità di trattamento nei confronti di soli 730 Comuni sul totale dei quasi 8.000: quelli più grandi, che hanno una popolazione superiore a quella per cui oggi si è liberi di ricandidarsi senza limiti o anche una terza volta. A questo punto, una volta riconosciuto il diritto dei cittadini a scegliere se confermare o meno il proprio sindaco, questa disuguaglianza appare ingiusta, immotivata e, probabilmente, anche incostituzionale". Ecco che però Meloni, almeno per quel che riguarda il governo, ha scelto di giocare d'anticipo. Cercando di schivare le trappole che le vogliono tendere all'interno della sua stessa maggioranza.