Federico Cafiero De Raho - foto Ansa

Editoriali

La buona stampa di Federico Cafiero De Raho

Redazione

L’ex procuratore e deputato del Movimento 5 stelle dovrebbe chiarire la sua posizione sul caso legato ai dossier? Ma no…

Dell’intricato dossier sui dossieraggi presunti, o accessi indebiti alla banca dati della Dna, un giorno si saprà forse con chiarezza definitiva. Ma è stato lo stesso procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo a dichiarare di aver trovato una situazione “disastrosa”, e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha definito i numeri “mostruosi”. Poi l’indagato più illustre, il magistrato della Dna Antonio Laudati, ha dichiarato di avere agito sotto il pieno controllo dell’allora procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato del M5s e vicepresidente della commissione Antimafia. Si può evitare di chiedere a vanvera le sue dimissioni; ma la richiesta avanzata ad esempio da Iv circa l’inopportunità della partecipazione di De Raho alle sedute della commissione dedicate all’inchiesta sul dossieraggio è puramente logica. Come sarebbe logico e opportuno che l’ex procuratore chiarisse per quanto lo riguarda la sua posizione.
 

Invece a parlare per lui, più che non di lui, sono i giornali: che anziché attendere un chiarimento si sforzano di tratteggiare un quadro di sospetti e congiure contro De Raho. Repubblica, con lo stile dei vecchi tempi: “Il dito: delegittimare Cafiero De Raho, con lo scopo di attaccare il M5s e, più in generale, l’opposizione. La luna: minare le basi della Dna così come Giovanni Falcone l’aveva concepita, facendola passare per un ufficio colabrodo i cui vertici passati si sono messi a disposizione di una certa parte politica”. Che il colabrodo sia apparso tale a Melillo e Cantone, per Repubblica non rileva. Più prudente Giovanni Bianconi sul Corriere, per il quale comunque “è bastato che Antonio Laudati dicesse”, per far sì che ora de Raho sia “anche ‘inguaiato’, ‘tirato in ballo’ o ‘scaricato’ da Laudati, a leggere certi titoli di giornale”. Ma per Bianconi “in realtà Cafiero è da tempo nel mirino dei partiti di maggioranza (spalleggiati anche in questo caso dai renziani)”. Anche per il Corriere dunque, la necessità di un chiarimento di De Raho può attendere. Per ora bastano i difensori a mezzo stampa.

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