Il caso
La Lega e l'accordo con Putin: "Non ha più valore dall'invasione russa in Ucraina"
Lo dice il Caroccio in una nota, alla vigilia del voto di sfiducia a Salvini: "La guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti con la Russia"
"I propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia unita non hanno più valore dopo l'invasione dell'Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c'erano state iniziative comuni. La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l'Aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall'opposizione". E' quanto si legge in una nota diffusa nel primo pomeriggio dal partito di Matteo Salvini. Un modo, quello dei leghisti, per mettere le mani avanti e prepararsi alla mozione di sfiducia proprio nei confronti del vicepremier che sarà votata domani alla Camera. Come abbiamo raccontato sul Foglio, l'accordo tra Lega e Russia Unita venne sottoscritto nel marzo 2017.
Prevedeva, tra i diversi punti, che le due parti si sarebbero consultate e scambiate informazioni "su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco". Durava cinque anni e alla scadenza, nel marzo 2022, si è rinnovato tacitamente perché nessuna delle due parte ha comunicato all'altra l'intenzione di recedere. Sempre sul Foglio avevamo raccontato l'imbarazzo nel partito per un accordo considerato "carta straccia" ma formalmente ancora in vigore. Adesso la Lega corre ai ripari e, dopo un lungo silenzio, prima del voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Salvini presentata da Calenda, dice che quell'accordo "non ha alcun valore dall'invasione dell'Ucraina". "La guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia, che prima dell'invasione era un importante interlocutore di tutti i governi italiani", si legge ancora nella nota della Lega. "Lo dimostrano, per esempio, i 28 accordi multimiliardari siglati a Trieste nel novembre 2013 dall'esecutivo di Enrico Letta alla presenza di Vladimir Putin, la missione dell'allora premier Matteo Renzi a San Pietroburgo nel giugno 2016 per 'intese da oltre un miliardo', gli accordi di Sochi siglati dall'allora premier Paolo Gentiloni e Vladimir Putin nel maggio 2017, la missione in Russia del giugno 2017 dell'allora ministro Carlo Calenda per confermare contratti da almeno 4 miliardi. Il tutto senza dimenticare che perfino importanti gruppi editoriali italiani hanno siglato accordi con la Russia per distribuire in Italia alcuni allegati", aggiungono dal Carroccio. Perché però abbiano aspettato più di due anni per fare chiarezza sul patto, questo è ancora tutto da capire. Così come la vera natura di quel "non ha più valore".