Tra Decaro ed Emiliano
Altro che "giù le mani da Bari". Dopo l'omicidio, ancora arresti. E Conte si sfila dal Pd
"Non ci sono le condizioni per le primarie insieme. A una prima inchiesta giudiziaria, si aggiunge oggi una seconda inchiesta in cui è coinvolto il voto di scambio, cose che noi stiamo denunciando da tempo", dice il leader dei 5 Stelle in piazza. Schlein, attesa domani, è sempre in tempo per cambiare idea
Non è “La canzone popolare” di Ivano Fossati la colonna sonora delle primarie del centrosinistra a Bari, ma il rumore delle sirene per gli arresti di dirigenti e amministratori del campo civico che ha fiancheggiato in questi anni le giunte di Michele Emiliano e Antonio Decaro. A due settimane dalla manifestazione populista “Giù le mani da Bari”, promossa dai due leader dem, oggi sono stati arrestati – per un presunto voto di scambio – tra gli altri un sindaco emilianista di un comune del circondario barese e il leader della civica Sud al centro, Sandrino Cataldo, mentre è indagata (per la seconda volte in un mese) la moglie, Anita Maurodinoia, assessore del Pd alla Regione, che subito si è dimessa. E in tanti, a partire dal leader Giuseppe Conte, oggi in piazza Libertà con Nichi Vendola, considerano il contesto barese inadeguato a svolgere domenica le primarie della coalizione: “Non ci sono le condizioni. A una prima inchiesta giudiziaria, si aggiunge oggi una seconda inchiesta in cui è coinvolto il voto di scambio, cose che noi stiamo denunciando da tempo”.
L’ultima retata delle forze dell’ordine arriva dopo settimane elettriche, iniziate a fine febbraio con i centotrenta arresti della Dda per intrecci mafiosi (con una municipalizzata commissariata per infiltrazioni) che hanno cambiato la sceneggiatura delle prossime amministrative per il Comune di Bari, e avvelenato il clima in un centrosinistra dove lo scontro tra l’anima governista vicina allo sceicco Emiliano e quella giustizialista si sono affrontate senza esclusioni di colpi per mesi, arrivando al duello da risolvere nelle “primarie-albergarie” tra i due aspiranti alla fascia di Decaro, Vito Leccese (sostenuto dal Pd) e Michele Laforgia (supportato da 5S e vendoliani). La nomina della commissione d’accesso per verificare le eventuali infiltrazioni mafiose, operata dal ministro Piantedosi, dopo una visita al Viminale dei parlamentari baresi del centrodestra, ha fatto salire ancora la temperatura, anche perché Decaro ha definito questo provvedimento un "atto di guerra”, convocando con Pd e Cgil 10mila in piazza per difendersi dalle accuse di guidare una città segnata da mafia e malaffare. Nel miniromanzo comunale barese c’è stata anche la gaffe di Emiliano, che ha raccontato di aver portato Decaro a casa della sorella di un boss, il cui nipote è stato freddato pochi giorni fa con tre pallottole in testa.
Adesso un nuova scossa giudiziaria fa tremare l’emirato pugliese. L’inchiesta parte dal sospetto ritrovamento in un cassonetto di copie di codici fiscali e carte d’identità con materiale elettorale, nell’ottobre 2021. Gli inquirenti della Dda hanno ricostruito la vicenda di una presunta compravendita di voti nei piccoli comuni del circondario barese. Da qui gli ultimi arresti.
Sandrino e Anita sono stati per anni figure centrali nel sistema del centrosinistra barese, spostando equilibri e maneggiando voti decisivi alle regionali e alle amministrative con la civica "Sud al centro”. La Maurodinoia, una sorta di disneyana Clarabella del campo emilianista, era stata anche eletta al Comune di Bari con oltre 6000 voti, e si era guadagna l’appellativo di “Lady preferenze”. Alle regionali del 2020 il nuovo boom (16mila voti) e l’elezione in Consiglio, con la successiva nomina nel potente assessorato ai Trasporti, ai danni di Gianni Giannini, postcomunista della vecchia guardia. Già indagata nella prima inchiesta della Dda, adesso ha rassegnato le dimissioni dalla giunta e dal Pd, partito nel quale resta la prima dei non eletti alla Camera.
Decaro, candidato alle europee per i dem, a margine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, dice di non essere sorpreso per “il voto di scambio”. Per primo, durante le ultime elezioni, ho fatto delle denunce circostanziate, ne ho fatte tre. Due di quelle erano per persone che votavano per me”.
Nel centrodestra, accusato di aver pensato di truccare la competizione di giugno con l’ipotesi di scioglimento del Comune, nessuno fa sconti. Mauro D’Attis, vicepresidente della Commissione antimafia è lapidario: “Sembra che in Puglia ci sia un sistema patologico da scardinare e gli arresti per corruzione elettorale, a cui sono seguite le dimissioni della Maurodinoia, ne sono solo un'ultima manifestazione”. Domani dovrebbe essere in città Elly Schlein: aveva definito Bari un simbolo delle amministrazioni di centrosinistra. C'è sempre tempo per cambiare idea.