Editoriali
Zaia e Fredriga dimostrano che un'altra Lega non solo è possibile, ma necessaria
Al partito serve una svolta moderata: se lo è reso conto anche lo stesso Matteo Salvini. Ma rottamare il salvinisimo senza rottamare anche lo stesso leader del Carroccio resta una sfida impossibile
L’autodafè di Matteo Salvini sui rapporti con la Russia, ora negati ma troppo a lungo coltivati, ha un effetto positivo sulla credibilità del governo nelle relazioni internazionali. Non ha però lo stesso risultato per quel che riguarda la credibilità dello stesso Salvini. Non si mette in dubbio la sincerità della sua svolta moderata, probabilmente favorita anche dalle turbolenze che si cominciano ad avvertire anche all’interno della Lega. Probabilmente Salvini ha compreso che esprimere opinioni e giudizi estremi e dissonati, specialmente quando si fa parte di una coalizione e si esercitano funzioni di governo, diventa controproducente. D’altra parte la forza della Lega sta in una capacità amministrativa esercitata con equilibrio e attenzione dai suoi governatori del Nord, che esprime obiettivamente l’esigenza di una svolta “moderata”. Man mano che questa diventa la prospettiva fondamentale del partito, il ruolo della leadership roboante di Salvini si indebolisce.
È difficile che possa guidare con successo questo riposizionamento della Lega un leader che ha associato la sua immagine a una lunga fase di turbolenza. Anche se non mancano nella storia politica esempi di personalità che hanno gestito con successo cambiamenti radicali di orientamento, questo era possibile in una fase in cui la continuità dei partiti assai legati a un elettorato fidelizzato lo rendeva possibile. La Lega non è la Dc di Amintore Fanfani o il Pci di Enrico Berlinguer, anche se resta una delle formazioni con maggiore legame territoriale. Nella politica attuale una svolta viene compresa se si esprime con un cambio riconoscibile di leadership, e questo mette Salvini in una situazione obiettivamente difficile. Se vuole realizzare la svolta che sembra ormai ritenga necessaria, dovrebbe ragionare sulla gestione di un ricambio di leadership, magari guidato da lui stesso, e così darebbe una prova di lungimiranza che pochi, per la verità, si aspettano da lui.