Editoriali
La Sanità è prioritaria, ma è ipocrita dirlo dopo aver preferito il Superbonus
Dem e grillini chiedono “più risorse per la sanità pubblica” e rievocano i bei tempi del governo Conte II. In realtà i problemi del settore risalgono proprio a quella stagione politica
Sulla salute il governo rischia di farsi male. Se persino i governatori di destra sono sul piede di guerra, vuol dire che la questione è seria. La Conferenza delle regioni chiede all’esecutivo di cancellare la norma che taglia dal Pnrr 1,2 miliardi per le regioni relativi a opere per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, altrimenti è pronta a ricorrere alla Corte costituzionale.
Su questo la posizione è unanime e il messaggio è rafforzato dal fatto che a pronunciarlo è il presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, popolare esponente del centrodestra: “Utilizzeremo tutti i canali della collaborazione e anche quelli di non collaborazione, se necessario, per tutelare il più possibile il Servizio sanitario nazionale. Penso che sia un obiettivo di tutti, in primis del governo, dare una risposta che possa migliorare la risposta sanitaria del paese”, ha dichiarato il presidente del Friuli Venezia Giulia.
La sanità è un problema sentito da gran parte della popolazione, in maniera trasversale rispetto al posizionamento elettorale, e certamente uno dei problemi – non certo l’unico – riguarda il finanziamento. Su questo tema stanno puntando molto le opposizioni, in particolar modo Pd e M5s, chiedendo “più risorse per la sanità pubblica”, rievocando i bei tempi del governo Conte II. In realtà i problemi della sanità derivano proprio dalle scelte di quella stagione politica. Dopo il Covid, nonostante fiumi di parole che hanno inondato convegni e talk-show, il potenziamento della sanità non è mai stato una priorità. Si sarebbe potuto prendere il Mes sanitario, per vincolare una trentina di miliardi presi in prestito a tassi agevolati alla ristrutturazione del Ssn. Non lo si è fatto, neppure con le risorse nazionali. La vera scelta di politica economica è stata indebitarsi di circa 200 miliardi in tre anni per i bonus edilizi al grido di “gratuitamente”. Protestare ora perché la sanità è definanziata, da parte di chi avrebbe potuto finanziarla al posto del Bonus facciate, è davvero ipocrita.