Giuseppe conte - foto Ansa

in puglia

Il pendolo di Conte: esce dalla giunta Emiliano e chiede un nuovo assessorato alla legalità (a Emiliano)

Gabriele De Campis

Il leader dei 5S aveva preannunciato una rivoluzione nella regione e invece la sua giornata barese è stata tutta un ondeggiare tra lo smarcarsi dagli ultimi arresti e il tessere il filo con il governatore, in onore di un'antica sintonia su Xylella, Tap, Ilva

Bari. Esce dalla giunta di Michele Emiliano indignato per le inchieste giudiziarie che stanno travolgendo il centrosinistra pugliese, fa dimettere da ogni carica di governo i grillini pugliesi ma poi va nella sede dell’emirato dem a proporre un patto per la legalità allo stesso sceicco-governatore. Si scrive Giuseppe Conte, ma si legge Conte Mascetti. Il leader dei 5S, aveva preannunciato una rivoluzione nella Regione e invece la sua giornata barese è stata tutta un pendolo, tutto un ondeggiare tra lo smarcarsi dagli ultimi arresti che hanno ammaccato l’area emilianista e il tessere il filo con Emiliano, in onore di una antica sintonia su Xylella, Tap, Ilva e transizioni varie.

 

 

L’avvocato di Volturara Appula oggi è sbarcato nel palazzo regionale accompagnato dai consiglieri regionali e dai suoi pretoriani pugliesi, Mario Turco e Leonardo Donno. Ha risposto dopo una settimana di meditazione alla provocazione di Matteo Renzi che lo invitava a prendere le distanze da Emiliano: “Davanti alla politica clientelare che il M5S ha sempre combattuto e continuerà a combattere, avvertiamo la responsabilità di far voltare pagina”. Una cessione al lessico dalemiano: “Vogliamo dare una scossa. Dobbiamo fare pulizia. Tabula rasa”. Il crescendo finisce nel giardinaggio: “Qui ci sono erbacce della cattiva politica da estirpare. Ci vuole un’opera di disinfestazione. La zona grigia si sta estendendo”. L’annuncio: “Rinunciamo ai nostri posti di governo. Lasciamo tutte le deleghe. E’ l’unico modo per dare un forte segnale rispetto a un andazzo che non c’è solo in Puglia”.

 
I 5S nelle regionali del 2020 avevano schierato contro Emiliano la candidata Antonella Laricchia, una identitaria apprezzata anche da Di Battista. Anche qui un cambio di paradigma: "Abbiamo fatto una scelta: contribuire al Governo della regione. Questo lavoro si interrompe. Eravamo con Emiliano perché ha un storia come pm che ha combattuto le mafie”. Le ormai ex assessore pentastellate? Scure in volto. L’assolo contiano: “Chiudere gli occhi non sarebbe possibile. Sulla legalità non esistono opportunismi”. Ed evoca quando defenestrò il leghista Siri dal suo esecutivo, lo “spazzacorrotti”, e le candidature di Scarpinato e de Raho, e pure Antoci.

 

 

Il cuore del suo tour barese è però “il protocollo della legalità”, che nel corso della mattinata evolve in “patto” proposto a Michele Emiliano, perché dallo sceicco, il Conte, non riesce a prendere in pieno le distanze: l’ex premier parla di “fase nuova”, e lancia un “assessorato alla legalità”, “un patto con i cittadini affinché l’onda della legalità travolga la malapolitica e dia ossigeno alle istituzioni”. Ci ha già pensato la procura di Bari. In questo canovaccio monicelliano c’è anche la precisazione sul ruolo della magistratura: “Non possiamo permettere che torni l’epoca di mani pulite”, e “l’invasione della magistratura degli spazi della politica”. Sulle comunali c’è il rinnovo del matrimonio con il penalista Michele Laforgia, aspirante candidato sindaco della sinistra barese. Due appendici. Qualcuno gli chiede conto della sincronia tra le sue venute a Bari e gli arresti. La risposta sibillina: “Non sono un indovino. Non ho contatto con la procura”. Sulla svolta governista e il dietrofront: “Renzi chiedeva di dissociarci da Emiliano? Non rinnego quello che abbiamo fatto. Il Movimento ha gridato “one-stà-one-sta”, ma ora ha scelto con coraggio di entrare nelle istituzioni per provare a cambiarle. Non mettiamo la testa sotto il tappeto, di fronte a questo marciume del voto inquinato. Più coerenti di così?”.
 

Ecco, la coerenza. Conte saluta tutti, sale nelle stanze del gruppo 5S, assaggia due focaccine, e vola da Emiliano (“per cortesia istituzionale”) per consegnargli il suo decalogo legalitario. I due non si fanno fotografare insieme, l’emiro prova a dribblare tutti allontanandosi dal garage (“sono più sereno, ho raccolto tanti suggerimenti”). Intanto c’è un nuovo scricchiolio: si dimette anche il capogruppo regionale dem Filippo Caracciolo, già al centro di altre inchieste, Fratoianni chiede un azzeramento della giunta. La sensazione finale? Quella della sublimazione dell’avvocato di Volturara nel Conte Mascetti: uno non pagava negli alberghi, l’altro cerca di non pagare dazio dopo le tempeste giudiziarie baresi che hanno spazzato via il campo largo pugliese (del quale ha fatto parte).

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