Il caso
Pozzolo torna a difendersi: "Trattato come Messina Denaro. Non ho sparato io"
L'onorevole di FdI torna a parlare dello sparo di capodanno e agita sospetti. "Indagini in un'unica direzione, Tutto troppo in fretta, come a volersi sbarazzare di me. La sproporzione mediatica ha creato un caso che non c’era, alla pari dei mafiosi"
"Nessuno ha mai detto chiaramente che quel colpo è partito dalla mia mano. L’impressione è che non si sia voluto capire come sono andate davvero le cose, individuando un colpevole senza ipotesi alternative". L'onorevole Emanuele Pozzolo torna a parlare dello sparo di capodanno. Si difende, dice di essere stato trattato come un mafioso, contrattacca. Questa volta gioca in casa e affida le sue parole a La Sesia, settimanale del vercellese. "Le indagini sono andate in un'unica direzione".
Una settimana fa sono la procura ha notificato la conclusione delle indagini. Il deputato meloniano (poi sospeso) torna a ribadire la sua innocenza, mettendo in fila quelli che secondo lui sono contraddizioni, pregiudizi, sospetti. "Non ho mai dichiarato che il ferito si è sparato da solo, né ho puntato il dito su altri. Di certo la pistola non era in mano mia", dice Pozzolo. Sul test dello Stub: "Mi sono sottoposto a questo accertamento non appena me lo hanno proposto, non è vero che non lo volevo fare, né che ho acconsentito dopo ore".
Secondo la perizia della procura di Biella a sparare e colpire Luca Campana, ferendolo a una gamba la notte del 31 dicembre, sarebbe stato proprio l'onorevore di Fratelli d'Italia, con l'arma di sua proprietà.
"A Rosazza è accaduto un incidente, una vicenda da giudice di pace. Invece la sproporzione mediatica ha creato un caso che non c’era, alla pari dell’arresto di Matteo Messina Denaro", ricostruisce ancora Pozzolo. Una sproporzione di cui aveva già parlato, nelle scorse settimane, in un colloquio con il Foglio. In quell'occasione disse anche: "Per tutelare Delmastro vogliono buttarmi giù dalla torre".
Una tesi che ritorna nell'intervista odierna, insieme alle preplessità sull'attività delle autorità di polizia e giustizia a suo carico. "Prima è stato ritenuto che ci fossero le condizioni per rilasciarmi il porto d’armi per difesa personale. Poi, nel momento in cui ero più esposto, da quando tutti sanno tutto di me, quella stessa autorità lo ha revocato, esponendo non solo me a quei rischi che inizialmente si pensava ci potessero essere. Il tutto troppo in fretta, come a volersi sbarazzare del sottoscritto".