Il caso
Meloni preoccupata dalla reazione di Israele e dagli sbarchi: domani vola di nuovo a Tunisi
Faro a Palazzo Chigi sulla situazione in medio oriente e i flussi migratori. Nuovo vertice al Viminale: massimo attenzione ai lupi solitari
Si dice “preoccupata”. Da presidente di turno del G7 promette lucidità e concentrazione con gli paesi. Auspica “una de-scalation” del conflitto in medio oriente. Tuttavia a Palazzo Chigi, alla luce dei campanelli che suonano dalle parti della Farnesina e del ministero della Difesa, sono quasi sicuri che Israele risponderà all’attacco subito due giorni fa dall’Iran. Giorgia Meloni, non fa in tempo a tornare dalla visita dei padiglioni del Vinitaly a Verona, che viene subito risucchiata da un’agenda internazionale che questa settimana la vedrà domani volare da Tunisi a Bruxelles per terminare poi a Potenza venerdì, con il comizio finale dei leader di centrodestra in vista del voto di domenica delle regionali in Basilicata. In qualche modo secondo i report interni arrivati a Palazzo Chigi la situazione internazionale può legarsi all’immigrazione.
Non ci sono stime esatte, anche se i nostri servizi esterni prevedono per i prossimi mesi un picco di sbarchi sulle coste italiane. Numeri così importanti che il progetto Albania, ammesso che possa diventare operativo per fine maggio, servirà a ben poco. Anche per questo motivo domani Meloni, in compagnia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, tornerà per la quarta volta da quando è premier a Tunisi. A colloquio con Saied, definiti da tutti gli osservatori internazionali, sempre più “spregiudicato e ingovernabile”. Il patto con la Ue dei mesi scorsi sembra non aver sortito grandi effetti, così come i controlli delle frontiere. Un dettaglio che Meloni deve aver molto a mente se è pronta all’ennesima visita. Che seguirà un incontro, in Italia, fra Piantedosi e l’omologo libico. Si parlerà come sempre del piano Mattei, anche se i flussi incontrollati di partenze restano un assillo per la premier. I numeri come sempre hanno la testa dura e disegnano uno scenario complicato da gestire. Sono almeno 16.090 i migranti sbarcati in modo irregolare in Italia dall’inizio dell’anno al 15 aprile, in calo del 51,97 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Tuttavia nell’ultimo mese qualcosa sta cambiando con 5.587 arrivi dalla Tunisia (ben +337,52 per cento in un mese) contro i 3.945 sbarcati (+81,17 per cento) dalla Libia dal 15 marzo a oggi. Il timore di non gestire i flussi, sulla carta core business della casa che in tempi non lontani parlava di blocco navale, si intreccia con il tema della sicurezza. Ancora di più dopo l’evoluzione della crisi in medio oriente. Il ministro Piantedosi prima del Cdm ne ha fatto ampia menzione nel Comitato che ha riunito al Viminale. Il messaggio uscito dalla riunione è stato il seguente: c’è il rischio di lupi solitari, massima attenzione sugli eventi pubblici a cui partecipano molte persone. Dalle parole del ministro non sono emerse particolari novità rispetto al post 7 ottobre.
Tuttavia il monitoraggio continua a essere focalizzato sugli ambienti a rischio: circoli islamisti, carceri, foreign fighter rientrati. Ma più delle cellule organizzate a preoccupare sono i singoli che possono attivarsi autonomamente senza preavviso, fomentati dalla martellante propaganda online che ha ripreso vigore in funzione anti Israele e anti occidente. In questi casi l'attività di prevenzione può poco. Proprio i luoghi affollati possono garantire il massimo risultato anche senza il ricorso ad armi sofisticate e pianificazioni strutturate. Tutto sembra tenersi in queste ore. Meloni, prima di aggiornare il consiglio dei ministri, ha avuto un colloquio telefonico con il re di Giordania, come aveva fatto intendere in mattinata, inseguita dai microfoni durante la visita al Vinitaly.
La premier con Abdallah II ha richiamato le conclusioni della riunione dei leader G7 di domenica e si è concentrata sull’esigenza di evitare un’ulteriore escalation nella regione. In linea con la dichiarazione G7, ha ricordato l’importanza di porre fine alla crisi a Gaza, continuando a lavorare per un cessate il fuoco immediato e sostenibile e per il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. I due leader hanno quindi discusso della risposta alla crisi umanitaria a Gaza che vede la Giordania svolgere un ruolo di primo piano. Queste prime 48 ore sono servite a Meloni per vedere il bicchiere mezzo pieno della politica italiana: la telefonata con la segretaria del Pd Elly Schlein, i toni moderati del resto dell’opposizione, l’unità del centrodestra. Un clima da unità nazionale che potrebbe andare in frantumi davanti a una risposta di Israele all’attacco iraniano.