Editoriali
Schlein ringrazia Letta, ma sorvola sulla sua proposta sulle armi
L’ex segretario del Pd chiede investimenti nella Difesa all'Unione europea e stuzzica il pacifismo dei dem
Pensava di aver fatto uno squarcio nell’ovvio. E invece Enrico Letta ha rivolto uno sguardo verso i compagni di partito di cui fino a poco tempo fa era segretario, ed è come se avesse percepito un vuoto. L’ex premier a commento della sua relazione sul mercato unico, resa nota in questi giorni, ha sostenuto che sia una “vergogna” aver importato il 78 per cento delle armi da destinare all’Ucraina. Indicando una strategia di investimenti europei. Ma si sa, nel Partito democratico a guida Elly Schlein non è che si facciano i salti di gioia quando si parla di armi. È per questo che non è passata inosservata la reazione della segretaria. Che ha sì ringraziato Letta per il suo lavoro a favore di “un’Europa più integrata”. Ma sorvolando completamente sulla questione della Difesa. La ragione è presto detta.
Lo scenario prospettato da Letta in soldoni chiede di fare nell’industria bellica quello che è stato fatto per rendersi indipendenti dal gas russo dopo la guerra in Ucraina. Come può essere compatibile con le dichiarazioni di Schlein, che in più occasioni ha ricordato di voler continuare nella linea del sostegno a Kyiv inaugurata dal suo predecessore ma contemporaneamente ha insistito nel dire “no ai fondi per le armi nel Pnrr”, giusto per fare un esempio? Alle europee i dem faranno campagna elettorale con una serie di slogan già pronti che chiedono “un’Europa per la pace, non di guerra”. E si capisce sin dalla volontà di candidare l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio quanto il tema del pacifismo sarà centrale di qui a giugno. Per questo nemmeno Letta si sarà stupito più di tanto dell’indifferenza in cui è precipitata all’interno del Pd una parte (corposa) delle sue analisi. Forse perché dando ragione a lui i dem dovrebbero sconfessare la linea impressa dalla loro nuova leader. Almeno quando si parla di armi.