Editoriali
L'ultima spiaggia del governo dopo la sentenza sui balneari
Il Consiglio di stato dice, di nuovo, no alle proroghe delle concessioni balneari proposte dal governo Meloni, confermando la scadenza al 31 dicembre. Si richiama alle normative dell'UE. La difesa della categoria rischia ora di portare a delle multe per il nostro paese
Un’altra sentenza del Consiglio di stato, l’ennesima, sconfessa la linea del governo Meloni sui balneari. Valutando un ricorso del proprietario di uno stabilimento di Rapallo, i giudici amministrativi hanno confermato che la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge è quella del 31 dicembre dello scorso anno, obbligando così i comuni a disapplicare eventuali proroghe. Il Consiglio di stato si richiama alle sentenze della Corte di giustizia Ue per “dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”. La sentenza si sofferma su un altro punto cruciale, quando afferma che “la risorsa è sicuramente scarsa”.
Questo, infatti, è l’argomento che il governo Meloni sta tentando di usare, insieme alle associazioni dei balneari, per aggirare la direttiva Bolkestein: la risorsa spiaggia non è scarsa e quindi non c’è bisogno di fare gare competitive per l’assegnazione, come previsto dalla direttiva. Palazzo Chigi ha fatto una sorta di mappatura, secondo la quale solo un terzo di aree demaniali è in concessione mentre due terzi non lo sono, con l’obiettivo di dimostrare che non c’è scarsità. Ma la mappatura include di tutto: scogliere, dirupi, aree inaccessibili e zone scarsamente turistiche che non hanno appunto un valore economico. Il monitoraggio dovrebbe essere fatto su base più granulare, comune per comune, considerando anche i vincoli a lasciare le spiagge libere. Insomma, su questo fronte la linea del governo è già sconfitta davanti ai tribunali nazionali ed europei.
Il problema, però, oltre all’assenza di concorrenza nel settore, è che in questo caso la mancata liberalizzazione costerà una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia che porterà a multe salate a carico della collettività. E’ chiaro che il governo Meloni, soprattutto sotto elezioni, punti a difendere una corporazione vicina alla destra come i balneari. Ma ha davvero senso tutelare l’interesse concentrato di pochi, a scapito di quello diffuso di contribuenti e consumatori?