(foto Ansa)

la riforma

Premierato, passa lo stop ai senatori a vita. Tensioni tra maggioranza e opposizione

Redazione

Ieri il primo via libera al Senato sull'articolo 1 del nuovo testo di riforma costituzionale. Lite tra la ministra Casellati e Borghi (Italia viva)

In un clima non particolarmente unitario, ieri il Senato ha dato il primo via libera all'articolo 1 della nuova riforma che introduce il premierato: cioè quell'articolo che dispone il blocco dell'elezione dei senatori a vita da parte del presidente della Repubblica. Una novità che entrerà a regime sin dalla prossima legislatura, anche se quelli attualmente in carica (Mario Monti, Elena Cattaneo, Liliana Segre, Carlo Rubbia e Renzo Piano) lo rimarranno. Ed è proprio Elena Cattaneo che si è resa protagonista di un diverbio con il presidente del Senato Ignazio La Russa. "Una volta che abbiamo l'onore di poterla ascoltare, prosegua pure", ha detto il presidente rivolgendosi alla senatrice, alludendo alla scarsa presenza nei lavori parlamentari. Cattaneo ha risposto: "Non è la prima volta". Al ché il presidente di Palazzo Madama ha detto di non essere ironico ma solo "deferente".
 

La discussione più forte, però, si è accesa tra la ministra delle Riforme Elisabetta Alberti Casellati e il capogruppo al Senato di Italia viva Enrico Borghi, che ha accusato la ministra di aver fatto dei gesti "eloquenti" verso i banchi delle opposizioni. Si è da li generato un turbinio di accuse e contro accuse. Sul contenuto della riforma è anche tornato il leader di Iv Matteo Renzi che oggi, in un'intervista alla Stampa, ha reiterato le sue critiche: "La proposta di Casellati non sta in piedi. È una schifezza. Lo ha detto anche Marcello Pera, un senatore di Fratelli d'Italia. Se Meloni vuole davvero fare le riforme, a un certo punto scarta e si butta sul semipresidenzialismo su cui storicamente la sinistra è sempre stata favorevole. Io fossi in lei farei questo", ha detto l'ex premier.
 

La seduta è anche stata sospesa perché mancava il numero legale per l'approvazione dell'emendamento alla norma. In serata è poi arrivato anche il via libera a un'altra specifica inserita nel pacchetto del premierato: il quorum per l'elezione del capo dello stato dai due terzi scende alla maggioranza assoluta dei grandi elettori non più dalla quarta ma dalla settima votazione.

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