Giorgia Meloni - foto Ansa

Editoriali

Le giuste parole di Meloni su Giacomo Matteotti: i veri regimi sono altrove

Redazione

"È stato un uomo libero, coraggioso, ucciso da squadristi fascisti per le sue idee", ha detto la premier. Una condanna netta, che ci impone di occuparci dei veri fascismi del presente: quello teocratico iraniano a quello del regime russo

Intervenendo alla cerimonia di commemorazione dell’ultimo discorso pronunciato da Giacomo Matteotti in Parlamento, Giorgia Meloni ha usato termini inequivocabili: “Un uomo libero e coraggioso, ucciso da squadristi fascisti per le sue idee”. In realtà non ci sarebbe da stupirsi per la nettezza della condanna: chi ha letto la lettera inviata dalla premier al Corriere della Sera in occasione del 25 aprile dell’anno scorso, ci ha trovato espressioni altrettanto nette. Sarebbe il caso di smetterla con la strumentale denuncia di un presunto collegamento col fascismo dell’attuale quadro politico, e caso mai occuparsi  dei fascismi del presente, da quello teocratico iraniano a quello del regime russo e del suo espansionismo. Peraltro, insistere a paragonare l’attuale situazione italiana a un “regime” autoritario ha un effetto diseducativo e addirittura controproducente, soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani, che da quel paragone insensato possono trarre la conclusione che allora il fascismo non era niente di particolarmente esecrabile.

 

  

La vigilanza contro le insorgenze autoritarie che si diffondono nel mondo dovrebbe essere un punto di larga convergenza, un tratto distintivo di una democrazia matura. L’idea di inseguire la rievocazione dell’antico “arco costituzionale”, oltre che inattuale e inattuabile, ha il difetto di basare la vita democratica sull’esclusione e non sull’inclusione. Quello che era comprensibile ai tempi della Guerra fredda oggi non ha più senso e rischia di rendere più difficile la costruzione di una comune consapevolezza dei pericoli effettivi e reali, che purtroppo esistono e si estendono. C’è da sperare che l’unanime celebrazione di una figura limpida come quella di Matteotti sia un passo verso questa consapevolezza. Oltre al suo antifascismo va sottolineato il suo riformismo, il legame con la povera gente del suo Polesine, insomma la lezione della sua vita, altrettanto e forse più importante persino della sua morte.