Editoriali
Saviano e Mazza (che non capisce una mazza)
Il commissario alla Buchmesse si attribuisce una censura che non ha fatto. Il ritratto dell'inadeguatezza di una classe dirigente promossa dalla destra che le si ritorce contro
Mazza non sa una mazza e a proposito della fantomatica censura subita da Roberto Saviano alla Buchmesse di Francoforte, tre fatti sono certi: 1) Gli editori di Saviano non hanno proposto Saviano per la Buchmesse 2) Questo significa che nessuno ha espunto il libro di Saviano da una lista e dunque non c’è stata alcuna censura di regime 3) Tuttavia il commissario italiano per la Fiera del Libro, Mauro Mazza – che non sa una mazza – in una surreale conferenza stampa si è attribuito la censura che pure non può avere esercitato.
Di questi tre punti assodati, l’unico misterioso è il terzo. Perché mai Mazza, uomo di destra vicino a Fratelli d’Italia, ha spinto la propria dissipazione al punto di rispondere a un giornalista che gli chiedeva dell’assenza di Saviano con un groviglio di parole che si concludeva con questa frase: “Abbiamo voluto dare spazio ad altre voci”? La spiegazione non può che essere una. Quella che già avete indovinato e cioè che il dottor Mazza, come dicono a Roma, non sa una mazza. E nemmeno di come funziona la struttura commissariale che pure dovrebbe governare. Dunque di fronte alla domanda, ha tirato a indovinare, e spinto dall’antipatia per Saviano (il riferimento ellittico a “autori con opere integralmente originali” alludeva alle accuse di plagio subite da Saviano in passato) è finito con l’avvolgersi in un rovo di parole che si è concluso con l’ovvia denuncia di Saviano: “Mi aspettavo questa censura”. Un capolavoro seguito dal sospetto che in fondo a Mazza, non sapendo una mazza, non dispiaccia affatto passare per il censore di Saviano, anche se non lo è. Perché forse egli pensa di guadagnare così credito negli ambienti di Palazzo Chigi.
C’è tuttavia da dubitare che a Palazzo Chigi possa fare piacere che a Francoforte, dove Saviano va comunque, lo scrittore ci arrivi con l’aura del censurato. In definitiva, se la vicenda racconta del vittimismo savianeo racconta pure – molto – dell’inadeguatezza della classe dirigente promossa dalla destra e che, manco a dirlo, ammazza – povera lei – la stessa destra.