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editoriali

Contro il sovranismo sanitario di Meloni

Redazione

L’Italia si sfila da un patto europeo per i vaccini contro l’aviaria. Pessimo segnale

"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Se applichiamo la logica di Agatha Christie all’operato del governo Meloni possiamo dire che il nostro paese viaggia ormai verso una bizzarra forma di “sovranismo” sanitario.

Il primo indizio. Il ministro Schillaci, dopo le proteste dei no vax, è costretto ad abiurare la bozza di piano pandemico elaborato dal suo stesso dicastero. In quel documento non solo si qualificavano i vaccini come lo strumento di prevenzione “più efficace”, ma si aggiungeva che, in caso di necessità si sarebbe potuto fare nuovamente ricorso a misure che avrebbero limitato le libertà individuali.

Il secondo indizio. Lo scorso marzo il governo è costretto a fare marcia indietro sul decreto Pnrr. Il testo approvato in Consiglio dei Ministri disponeva l’adesione dell’Italia alla rete green pass dell’Oms per continuare a poter emettere e certificare non solo le avvenute vaccinazioni contro il Covid, ma anche ulteriori certificazioni sanitarie digitali. A distanza di pochi giorni, lo stesso ministero ripudierà quanto approvato per mezzo di un emendamento, sedando così nuovamente le proteste dei no vax.

Il terzo indizio. L’Autorità Ue per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie della Commissione europea firma l’11 giugno, a nome di 15 stati, un contratto quadro di appalto congiunto per la fornitura di un massimo di 665 mila dosi di vaccino prepandemico di Seqirus contro l’influenza aviaria, con l’opzione per ulteriori 40 milioni di dosi per tutti i 4 anni coperti dal contratto. L’Italia decide di non aderire. E’ vero che questo non preclude la possibilità di future forniture attraverso i meccanismi nazionali, ma così verrà meno la convenienza sia sotto il profilo economico che nella tempistica degli approvvigionamenti. Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla pandemia di Covid è proprio l’importanza di agire tempestivamente a livello comunitario. Tornare indietro è non solo pericoloso ma anche irrispettoso per le migliaia di vite perse.

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