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editoriali

Riformare la Costituzione si deve. La splendida lezione di Augusto Barbera

Redazione

Le parole del presidente della Corte Costituzionale sono una gran risposta a chi, sulla riforma del premierato, sa solo delegittimare

Il premierato? “La forma di governo non solo può essere messa in discussione, anzi mi sento di dire che deve essere messa in discussione: è ora di superare un sistema ereditato dalla Guerra fredda, fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare”. Augusto Barbera, presidente della Corte costituzionale dal dicembre 2023, ha rilasciato a Emilia Patta del Sole 24 Ore un’intervista che è un saggio di riformismo istituzionale ben temperato da mandare a memoria. E che dovrebbe essere più che sufficiente per svegliare dal letargo sia la sinistra della conservazione (dei vecchi poteri di blocco) sia la sinistra a tendenza analfabetismo istituzionale che oggi è pronta a buttare a mare persino le idee di riforme sostenute in passato soltanto perché al governo c’è la destra. Il lungo magistero di Barbera come sostenitore delle necessarie riforme istituzionali non ha bisogno di chiose. Ma le sue parole di oggi sono nette: “Non mi convince questo rifiuto da parte di vari settori dello schieramento politico del tema delle riforme istituzionali… Da decenni si sa che ci sono dei limiti della forma di governo che vanno superati. E sono i limiti posti dalla Costituente stessa”, quando “prevalse la paura della vittoria dell’altro. La cosiddetta paura del tiranno nasce lì”.

Da allora molte cose non funzionano, compreso il bicameralismo paritario: “Siamo rimasti l’unico paese ad avere due Camere che hanno gli stessi poteri”. La Costituzione repubblicana non è in pericolo perché è radicata, ha sostenuto in molte occasioni Barbera, che aggiunge: “Le forze politiche non possono delegittimarsi reciprocamente. Una Costituzione è salda se vi è legittimazione reciproca. Ciò significa, appunto, che nessuno può erigersi a esclusivo erede della Carta costituzionale e dunque unico legittimato a riformarla”. Sullo specifico dei provvendimenti, come anche sull’autonomia differenziata, per ovvio riserbo istituzionale non interviene. Ma il segnale inviato alla politica, se voglia rialzare la testa, è forte e chiaro.

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