Editoriali
La pericolosa strategia della pensione
Matteo Salvini e Jean-Luc Mélenchon sono uniti dall’irresponsabilità fiscale sulle pensioni. L'esperienza di Quota 100 (et similia) non ha comportato alcuna staffetta generazionale
Ho visto lei (Marine Le Pen) che bacia lui (Matteo Salvini) che bacia te (Jean-Luc Mélenchon). Può sembrare strano ma, se astraiamo dagli slogan della politica e ci concentriamo sulle concrete proposte di policy dei diversi partiti e leader politici, la convergenza più insospettabile (eppure non imprevedibile) è quella tra il leader della Lega e il capo di La France Insoumise. Quest’ultimo ha un programma così radicale di intervento pubblico in economia e di spesa pubblica da aver spinto persino un esponente del mainstream socialdemocratico francese come l’economista Olivier Blanchard a dire che, se messo con le spalle al muro, avrebbe preferito il programma economico dell’estrema destra a quello dell’estrema sinistra.
Adesso i voti di Mélenchon all’Assemblea nazionale sono preziosi e il loro prezzo reale, al di là dei proclami, è chiaro a tutti: smontare la riforma pensionistica di Macron e riportare l’età pensionabile da 64 a 62 anni e poi ridurla ulteriormente a 60 anni. Che è precisamente il tema su cui Salvini da anni batte più forte, tanto da aver legato il suo nome prima alla campagna contro Elsa Fornero, poi alla disastrosa Quota 100 varata dal governo gialloverde, e infine a tutte le proposte successive finalizzate a rimandare l’inevitabile, cioè l’adeguamento dell’età del pensionamento all’allungamento della vita media e ai vincoli della finanza pubblica. Mélenchon e Salvini, sul punto, non condividono solo la policy concreta ma anche il pregiudizio che ne è alla base: cioè l’idea che, anticipando l’uscita dal mercato del lavoro dei “vecchi”, si sarebbero aperte nuove opportunità professionali per i giovani. Eppure l’esperienza di Quota 100 (e di altri provvedimenti simili) mostra che gli anticipi previdenziali non danno luogo ad alcuna staffetta generazionale: equivalgono al contrario a una tassa sui giovani lavoratori. La proposta più importante di Mélenchon è la stessa di Salvini perché i due, a dispetto della distanza politica, sono accomunati da qualcosa di molto più profondo: l’irresponsabilità fiscale.