(foto Ansa)

dagli usa

Meloni: "Italia al fianco di Kyiv". Ma dalla Lega: "Aumentare le spese militari serve solo a escalation"

Redazione

La premier nel suo intervento al vertice Nato a Washington ha rassicurato gli alleati: "L'obiettivo è arrivare al 2 per cento di spesa per la difesa". Anche se all'interno della maggioranza il Carroccio è contrario a nuovi fondi. Molinari: "Ma Salvini non ha mai detto no alle armi"

Nel suo sostegno all'Ucraina, l'Italia non "arretrerà di un centimetro". E continuerà a esserci per Kyiv, ma il sostegno deve ''essere mirato ed efficace, evitando duplicazioni'', perché ''96 cittadini dell'Unione Europea su 100 sono anche cittadini di una Nazione della Nato e il bilancio nazionale al quale attingiamo è sempre lo stesso". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel corso del suo intervento al vertice Nato a Washington. Parole pronunciate anche per fugare i dubbi sull'affidabilità dell'Italia e per rassicuare gli alleati a proposito del sostegno militare al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "La difesa dell'Ucraina dipende anche dalla capacità di deterrenza dell'Alleanza, e dal rafforzamento della sicurezza delle nostre nazioni, sulla quale dobbiamo continuare ad investire'', ha aggiunto la presidente del Consiglio, che nel suo viaggio negli Stati Uniti ha voluto rendere evidente l'intenzione del governo di adempiere agli obblighi di spesa sottoscritti in accordo con l'Alleanza atlantica. "La traiettoria della spesa per la difesa dell'Italia nel 2024 è in aumento. Il 2 per cento è tra i nostri obiettivi, ma non è l'unico. Dobbiamo anche lavorare a un'industria della difesa innovativa e competitiva''. Eppure, ha chiarito la premier, "se noi siamo in prima linea a difesa degli alleati orientali non possiamo essere lasciati soli nella difesa del fronte sud dell'alleanza. È ugualmente fondamentale nel contesto della minaccia ibrida e globale che affrontiamo''. Un modo, nelle intenzioni di Meloni, per rivendicare per l'Italia un inviato speciale Nato per il fianco sud, istituito proprio nel corso di questo vertice.

 

La presidente del Consiglio, però, sapeva che le sue parole avrebbero potuto avere dei contraccolpi immediati nella sua maggioranza. Questo perché è da mesi che la Lega di Matteo Salvini si mostra sempre più insofferente verso un aumento delle spese militari (pur avendo sempre votato in Parlamento i diversi pacchetti previsti dal ministro della Difesa Guido Crosetto). Ieri il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa ha voluto ribadire una posizione largamente condivisa all'interno del partito: "In questo momento aumentare gli aiuti militari all'Ucraina da parte della Nato non fa altro che innalzare il rischio di un'escalation militare e di un coinvolgimento diretto nel conflitto Russia-Ucraina dell'Alleanza atlantica". Seguito a ruota dal generale Roberto Vannacci, appena eletto vicepresidente del nuovo gruppo dei Patrioti per l'Europa al Parlamento europeo, secondo cui "la cessione di armi all'Ucraina da parte di paesi Ue ha poco incidenza pratica sulle sorti del conflitto. La pace giusta non esiste. Un negoziato è sempre più necessario". Parole a cui ha fatto seguito la reazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha ricordato come l'Italia sia "parte integrante della Nato", per cui l'obiettivo è proprio il raggiungimento del 2 per cento di spesa del pil per le dotazioni militari.

Fatto sta che questa mattina i leghisti almeno un po' hanno tentato di correggere il tiro. "Salvini non ha mai detto non mandiamo più le armi. Salvini ha detto che è chiaro che se si continua solo la linea militare è chiaro che la guerra non finirà mai. Ma questo non vuol dire non mandare più le armi a Kiev. Io ricordo che la Lega ha votato tutti i provvedimenti in Aula sia con il governo Draghi, sia con il governo Meloni di sostegno all'Ucraina'', ha spiegato in tv il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari.

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