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il passo indietro

Decreto liste d'attesta, arriva la mediazione del governo con le regioni

Redazione

Dall'esecutivo dietrofront sull'Organismo di verifica e controllo sulle spese sanitarie, che era stato contestato dai governatori (e dalla Lega). Il testo in Aula entro giovedì

"A giorni presenteremo un emendamento che non esautorerà più le regioni dal controllo sulle proprie Asl, ma che prevederà il potere sostitutivo dello Stato se non verificheranno l'attuazione di norme che considero fondamentali". Così aveva anticipato ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Stampa. E così sarà. Il tentativo di mediazione tra le varie parti politiche, dopo le critiche della Lega che s'era trovata in sintonia con le opposizioni, porterà alla presentazione di un emendamento molto vicino alle richieste delle regioni, cui sarà però aggiunta una specifica che prevede i poteri sostitutivi del governo nel caso in cui le le stesse non dovessero raggiungere degli obiettivi prefissati - con modalità definite da un apposito Dpcm previa intesa Stato-Regioni.

Un risposta, quella dell'esecutivo, resasi necessaria dopo le polemiche a proposito del decreto liste d'attesa presentato dal governo pochi giorni prima delle europee. Il provvedimento aveva generato forti perplessità sopratutto per quanto riguarda l'articolo 2 del testo, con il quale si istituiva - presso il ministero della Salute - l'Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, che avrebbe avuto la facoltà di accedere e controllare l'operato di tutte le strutture sanitarie, pubbliche o private, accreditate.

Si prevedeva, insomma, un forte aumento del controllo statale, che mal si coniugava con il progetto autonomista impresso dalla maggioranza con l'approvazione della legge Calderoli. Al punto che oltre alle regioni, anche le forze di opposizione e la Lega avevano insistito per una riscrittura del sopracitato articolo 2, evidenzianone i profili di illegittimità rispetto all'articolo 117 della Costituzione. Proprio il partito di Matteo Salvini nei giorni scorsi aveva depositato in commissione Sanità al Senato un emendamento che ne chiedeva lo stralcio, firmato dal presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo.

"Un'intesa c'è, ma per definizione un'intesa è sempre al ribasso. Dopodiché io avrei preferito il testo originale, e sono per il mantenere il regionalismo, dato che la seconda voce di bilancio dello stato non può essere lasciata in mano a uno solo”, ha detto il presidente della commissione Sanità del Senato, Francesco Zaffini, esponente di FdI. Questi, senza entrare troppo dettagliatamente nella modifica dell'articolo, ha comunque voluto precisare che "restano le ispezioni previste nei confronti delle regioni, e resta il potere sostitutivo del ministero della Salute, laddove le regioni non agiscano per rimuovere le cause dell'inefficienza”. 

L'iter di verifica del testo emendativo, dopo essere stato avviato ieri pomeriggio in commissione Sanità al Senato, arriverà probabilmente in Aula questo giovedì (anche se lo stesso Zaffini si è augurato che possa essere votato domani). Resta comunque imprescindibile la conversione in legge del decreto entro il 6 agosto per cui non si esclude che il governo possa porre la questione di fiducia.