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editoriali

La Russa si eserciti nell'arte del tacere

Redazione

Le surreali dichiarazioni sul giornalista aggredito a Torino sembrano quasi una giustificazione agli aggressori. Si vede che l’incontinenza verbale è una patologia di cui il presidente del Senato non sa e non vuole curarsi

Interrogato durante la cerimonia del Ventaglio sull’aggressione del giornalista Andrea Joly da parte di militanti di CasaPound, il presidente del Senato Ignazio La Russa, dopo aver espresso la rituale condanna per la violenza, ha aggiunto considerazioni incredibili: “Ribadisco che ci vuole un modo più attento di fare le incursioni, legittime, da parte dei giornalisti”. “Ho letto che non si è mai dichiarato giornalista... Non vorrei che ci fossero metodologie che innescano reazioni”. “Non sto giustificando niente – ha sottolineato – ma non credo che il giornalista passasse lì per caso. Ma questo non giustifica alcuna reazione violenta”. Mettersi a sottilizzare in modo tale da fornire quasi una giustificazione agli aggressori è una enormità comunque, lo è in modo impressionante per chi ricopre la Seconda carica dello stato.

La Russa si conferma un peso per la maggioranza, che mette in imbarazzo quasi ogni volta che apre bocca. Tra l’altro è responsabile di aver proposto per l’elezione al Csm Rosanna Natoli, avvocata di Paternò priva di particolari titoli e incapace di esercitare con un minimo di equilibrio la funzione di membro della delicatissima sezione disciplinare. Quali siano invece i meriti per i quali La Russa ha scalato fino ai vertici la carriera istituzionale resta un mistero. Ha la mania di dire la sua, di intervenire a random, per non dire a capocchia, su tutto lo scibile umano. Non sa attenersi neppure all’imperativo fascista del “taci, il nemico ti ascolta”, nemmeno alla semplice indicazione, che oramai gli viene da ogni parte, di tacere. Il suo collega presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che fa il suo lavoro senza esondazioni, dovrebbe essergli di esempio. Ma si vede che l’incontinenza verbale è una patologia di cui La Russa non sa e non vuole curarsi. L’effetto è pesante, non solo sulla sua figura personale, ma per l’istituzione che rappresenta. Sarebbe ora che chi è in grado di farlo lo rimetta al suo posto, imponendogli la necessaria riservatezza, con le buone o se necessario con le cattive.

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