Editoriali

Beppe Sala vince il derby

Redazione

Inter e Milan pronte (quasi) al passo avanti decisivo sul Meazza. Acquisto?

Bisogna riconoscerlo, Beppe Sala dà il meglio di sé quando si trova con l’acqua alla gola. Lo ha dimostrato ai tempi di Expo, o agguantando la candidatura alle Olimpiadi 2026 dopo che il governo Conte I l’aveva affossata. Adesso sembra avere trovato la via giusta per salvare lo stadio di San Siro e, allo stesso tempo non mettere il Comune di traverso alle esigenze delle società Milan e Inter, come certa politica tenta da sempre di fare. Lo si evince da un asettico comunicato di Palazzo Marino secondo cui Inter e Milan “insieme a un team di advisor tecnici e legali, stanno valutando gli aspetti tecnici e finanziari, prendendo in considerazione ipotesi relative all’acquisto o al diritto di superficie dello stadio e delle aree di pertinenza”.

 

Il linguaggio è giustamente prudente dopo cinque anni di traversie di ogni tipo, ma è la prima volta che le due società si esprimono sul progetto di riqualificazione e lo fanno prendendolo molto sul serio. Si parla, per la prima volta, di acquisto. E dire che solo all’inizio dell’anno la situazione sembrava disperata, per il sindaco si apriva l’incubo di passare alla storia come il becchino di San Siro, incapace di trattenere le squadre a Milano. A quel punto arrivava quella che potrebbe essere la svolta: De Chirico, consigliere di Forza Italia, commissiona uno studio di riqualificazione che, tema fondamentale, si può realizzare senza impedire le partite.

 

Sala capisce che può essere l’ultima carta da giocare e, con un guizzo dei suoi, si appropria del progetto, chiama WeBuild e gli commissiona un piano esecutivo che arriva dopo 3 mesi: l’opera si può fare, costa 300 milioni e dura 3 anni. Al tempo stesso lusinga i due club offrendo la possibilità di acquistare lo stadio oppure il diritto di superficie, rispettivamente 100 e 68,5 milioni secondo una stima dell’Agenzia delle entrate del 2019. Un’operazione che potrebbe rivelarsi win-win, e dare un segnale anche al disastrato immobilismo italiano sugli stadi. La partita è ancora tutta da giocare e le zeppe  non mancano. Ma se le squadre non cambiano idea la strada è ora in discesa.

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