L'intervento
Crosetto: "Noi siamo veri amici degli ucraini, non sostenitori di convenienza"
Il ministro della Difesa in una lettera al Corriere: "L'Italia è considerata affidabile, seria e salda nel sostegno a Kyiv, così ci giudicano gli ucraini, a partire dal loro presidente Volodymyr Zelensky"
"Affidabili, seri e saldi nell’azione a loro sostegno. Così ci giudicano gli ucraini, a partire dal loro presidente Volodymyr Zelensky, passando per tutto il suo governo, fino a tutti i suoi cittadini". Lo ha scritto il ministro della Difesa Guido Crosetto in una lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, in risposta a un editoriale del giornalista Paolo Mieli dove criticava alcune sue dichiarazioni in merito al recente contrattacco ucraino in Russia. "Allo stesso modo ci giudicano i nostri alleati della Ue e della Nato. In primis gli americani – continua il ministro –. Io ho spiegato, subito, di fronte a chi parlava di aggressione, che l'attacco ucraino non è un’invasione ma una tattica difensiva, un modo per allentare la tensione in Ucraina, costringere i russi a spostare i propri uomini in Russia, che si pone l'obiettivo di ottenere un maggiore equilibrio sul campo, di trovarsi più forti davanti a un futuro, auspicabile, tavolo di pace. Non è difficile comprendere le motivazioni che hanno spinto all’attacco in quella zona o quale sia il potenziale obiettivo della manovra. Come ho già avuto modo di dire è stata una mossa razionale, con una logica sia di tecnica militare che di politica militare".
"Una mossa sulla quale ognuno di noi può avere dei propri giudizi. Alcuni possono considerarla giusta, altri sbagliata. La cosa dirimente è che il giudizio sia però dettato dal medesimo presupposto e cioè che sia dettato dal bene del popolo ucraino, dal raggiungimento di ciò per cui ci siamo impegnati in questi anni: il ripristino del diritto internazionale e dell’integrità territoriale ucraina", continua Crosetto. "Mentre in molti pontificano – aggiunge –, noi in questi anni ci abbiamo messo la faccia, il lavoro, la fatica, il fegato e molto altro, molto più di quanto si possa immaginare e più di quanto racconteremo mai. Se ho espresso un giudizio sulla tattica ucraina è perché è mio obbligo interrogarmi per chiedermi se questa scelta aiuti o indebolisca la causa ucraina. Gli amici, i veri amici, non dicono sempre hai ragione. Il loro compito è aiutare a riflettere. E noi siamo veri amici degli ucraini. Non sostenitori di maniera, o per ossequio al politicamente corretto, come molti ne abbiamo visti in questi anni. E infatti ho condiviso le mie preoccupazioni con i miei colleghi delle altre nazioni e della Nato, come faccio sempre, e con i miei omologhi ucraini, come già accaduto in passato", affonda il ministro.
"Quando si parla di utilizzo di armi italiane sul suolo russo qualcuno pensa a cose generiche su cui dare un giudizio generico sulla base di ciò che fanno altre nazioni, io no. Io so di cosa si parla, di come si usano, di chi ne autorizza l'uso, come avviene ogni dinamica di decisioni e di utilizzo. Io conosco, così come conosco le norme italiane che lo regolano. Diverse da quelle di altre nazioni. Inadeguate probabilmente ad affrontare il momento che viviamo, come ho avuto modo di dire in Parlamento e al Consiglio supremo di Difesa. Temo che i prossimi giorni porteranno la nostra attenzione su altre aree del mondo. E sarà necessario occuparsi di altre questioni molto complesse, con il rischio, purtroppo, anche di nuove semplificazioni", conclude il ministro Crosetto.