Matteo Piantedosi al Meeting di Rimini - foto Ansa

Le dichiarazioni

Piantedosi apre alla cittadinanza agli stranieri "alla luce di dati concreti e realistici". Ma Salvini fa muro

Redazione

Il ministro dell'Interno al Meeting di Rimini: "Le discussioni siano fatte fuori dai condizionamenti ideologici e per soddisfare le nostre esigenze, che sono quelle di massima integrazione delle persone che arrivano". Il leader della Lega continua a dire no: "Non è priorità, né dentro al programma di governo"

"Se questa discussione serve ad aggiornare il panorama delle valutazioni che un paese come il nostro deve fare sul tema importante dei nuovi cittadini, va benissimo e va fatta". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a proposito delle discussioni sorte in questi giorni tra i partiti della maggioranza sull'introduzione dello ius soli o dello ius scholae come metodo migliore per l'ottenimento della cittadinanza. Il ministro, parlando al Meeting di Rimini, è rimasto pragmatico: una discussione di questo tipo si deve fare ma solo "alla luce di dati concreti e realistici" che possono quindi aiutare l'esecutivo "non a negare il problema e a respingerlo al mittente", ma piuttosto "a fare qualcosa di più mirato e importante per le nostre esigenze, che sono di massima integrazione delle persone che arrivano. Sono esigenze non solo economiche, ma anche alloggiative, culturali e di adesione".
 

"Credo però – ha aggiunto Piantedosi – che questa discussione vada fatta scevra da condizionamenti ideologici. Bisogna partire da un dato: la nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di concessioni in tutta Europa. Siamo il paese al primo posto per concessioni in termini assoluti di cittadinanze. In alcuni casi arriviamo quasi al doppio di paesi come Germania e Francia. Non abbiamo quindi un quadro di chiusura totale", ha specificato. Ma ha anche voluto ricordare una particolarità che è prevista nel nostro ordinamento: "Nel nostro ordinamento c'è addirittura uno spunto di Ius soli, perché è concessa la cittadinanza allo straniero che è nato in Italia e vi abbia trascorso tutta la sua vita fino al compimento del diciottesimo anno di età", ha detto, aggiungendo: "Tutta la discussione è partita da quello che abbiamo visto alle Olimpiadi. La cosa più bella è non solo vedere tutta la composizione multiculturale e multietnica di una squadra nazionale ma anche il modo in cui si fa festa insieme, si canta l'inno nazionale. È tutto molto bello, dobbiamo partire da questo".
 

A fare muro però è ancora il leader della Lega Matteo Salvini, che è intervenuto prima del ministro Piantedosi sempre al Meeting di Rimini. Il ministro dei Trasporti ha voluto ribadire qual è la posizione del Carroccio: "Lo ius scholae non è la priorità e non è nel programma di governo. Non ho voglia di fare polemica ma l'Italia è il paese europeo che concede più cittadinanze di tutti. Concediamo più cittadinanze a cittadini stranieri rispetto alla Francia, alla Spagna, alla Germania. Quindi legge che va bene non si cambia", ha specificato il vicepremier. Se quindi parti della maggioranza, come lo stesso Piantedosi e Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia, sembrerebbero propensi ad aprire la discussione sull'introduzione di questa legge, la Lega mantiene il suo no. Nonostante le dure parole dell'altro vicepremier, Antonio Tajani, che questa mattina ha rilasciato in un'intervista a Repubblica: "Svegliamoci: il paese è maturo per lo ius scholae e i programmi di governo si possono cambiare".