Bersani - foto Ansa

Le parole

Bersani: "A Vannacci ridirei tutto. La durata del governo? Dipende dalla manovra e dall'Autonomia"

Redazione

"Il governo è uno sgabello che sta su tre piedi, Autonomia, premierato e giustizia. Se viene via un piede, è facile che perda l'equilibrio", dice l'ex segretario del Pd. Il riferimento è allo scontro tra Lega e Forza Italia proprio sull'attuazione del Ddl Calderoli

"Ho fatto una domanda che rifarei tutti i giorni, non ho insultato Vannacci, ma le idee regressive che la destra sta sdoganando e che ci rubano il futuro". A dirlo è l'ex segretario del Parito democratico Pier Luigi Bersani.

In un'intervista al Corriere della Sera torna sul diverbio a distanza avvenuto tra lui e il generale ora eurodeputato: "Mi sto occupando di quel rancore che le destre stanno scagliando contro i diritti sociali e civili. Mi rivolgo al famoso campo progressista, perché queste idee contro tutto quel che è diverso richiedono una battaglia a viso aperto", dice, spiegando di aver ricevuto "valanghe di solidarietà" alla notizia della causa presentata da Vannacci nei suoi confronti. "Chi condivide, alzi la voce – aggiunge – Loro si nascondono sotto la scusa della critica al politicamente corretto e per questo io non lo sono stato. C’è in gioco un arretramento di civiltà. I fatti culturali sono più duri del marmo e se vuoi scalpellarli devi fare una battaglia di idee".
 


L'intervista a Bersani poi si sposta sul campo largo, in discussione in questi giorni alla Festa dell'Unità a Reggio Emilia: "Io parlo di campo di alternativa. La politica non si misura a ettari, o si finisce sui metri quadri come adesso. Si tratta di fare un’alleanza senza veti e senza ambiguità? Ok. Tocca alle forze di una coerente opposizione, Pd, M5s e Avs, lanciare una proposta aperta per costruire un programma. Si potrebbe partire da 5 o 6 articoli della Costituzione antifascista, diritti, sanità, lavoro e salario dignitoso, imprese, fisco, ambiente, disciplina e onore e portare nel paese la discussione su proposte che abbiano quella ispirazione. Un percorso senza veti", dice.
 

E a proposito di Renzi dentro all'alleanza: "Che faccia perdere voti o ne faccia guadagnare qualcuno, quando si parla di apertura non capisco perché ci si debba riferire sempre e solo a Italia viva. Fuori dal politicismo c’è ben altro da recuperare". E sullo ius scholae: "Ho apprezzato molto le affermazioni di Marina Berlusconi e poi di Tajani, ma gli direi 'se non fai sul serio fermati, ci sono già troppe disillusioni verso gente che si sente italiana'". Mentre per quanto riguarda la scelta di Giuseppe Conte di non esprimere una preferenza tra i due candidati alla presidenza degli stati uniti: "Che si debba sempre fare i conti con quel che passa il convento della democrazia americana lo sa fin troppo bene chi ha fatto il premier. Ma io sono sicuro che chi oggi si allea coi 5 stelle non si tira in casa dei trumpiani".
 

Sul governo Bersani spiega: "(La durata del governo) dipende molto dalla battaglia d'autunno che è fatta di alcune cose precise. Primo, le regionali. Il centrosinistra è nelle condizioni per vincerle. L'altra cosa è la battaglia sulla cosiddetta Autonomia differenziata, contro un paese arlecchino. Bisogna smentire la balla cosmica che il nord abbia qualcosa da guadagnarci, mentre ha tutto da perderci. Terzo rischio, la battaglia attorno alla finanza pubblica", afferma, aggiungendo: "Bisogna combattere. Il governo è uno sgabello che sta su tre piedi, Autonomia, premierato e giustizia. Se viene via un piede, è facile che perda l'equilibrio".
 

Il riferimento di Bersani in quest'intervista presumibilmente è legato alle tensioni di queste ultime ore tra Lega e Forza Italia proprio sulla riforma dell'Autonomia: il Carroccio è pronto per l'attuazione e, secondo quanto ha riportato il governatore della Lombardia Attilio Fontana, il nodo legato ai Lep "si può affrontare anche più avanti". Ad agitare gli animi è stato l'azzurro Raffaele Nevi: "Così non si parte e la riforma nemmeno esiste, impossibile il via prima di Natale", ha detto.
 

E ora, secondo quanto hanno riportato i quotidiani questa mattina, il dissenso sull'accelerazione dell'attuazione dell'autonomia sembra estendersi anche a Fratelli d'Italia: "Premesso che incoraggiamo l'attuazione della legge – dice il capogruppo vicario di FdI alla Camera Manlio Messina – e che non crediamo possa danneggiare un Meridione che senza Autonomia non mi sembra sia decollato, non si può prescindere dalla definizione dei Lep. Se Zaia ritene che il Veneto possa partire senza i livelli essenziali di prestazione, bene. Il Mezzogiorno ha bisogno che vengano fissati. E che siano determinate le risorse".

Di più su questi argomenti: