Il campo minato

Conte contro il Pd: "Resuscitare Renzi è un inaccettabile harakiri"

Redazione

Dopo il ritorno dell'ex premier alla festa dell'Unità, il leader grillino pone ancora i suoi veti (con il sostegno di Bettini). Anche per questo non si scioglie il nodo Liguria. Orlando pronto al passo indietro: "La mia disponibilità è come lo yogurt, scade". L'ex ministro vuole un accordo entro domenica

 "Anche io sono convinto che resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, sia una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni". Il leader del M5s, Giuseppe Conte ribadisce i suoi veti. L'intervento dell'ex premier all'Ansa è un commento a un'intervista uscita questa mattina sul Fatto Quotidiano a Goffredo Bettini. "Giusto far cadere i veti, stravagante dare le chiavi dell’allargamento del centrosinistra a Renzi. L’ex premier ha esaurito un ciclo. Ha lasciato detriti che non vanno scaricati sul futuro",  ha detto il guru dem al giornale diretto da Marco Travaglio. Per Conte un assist da cogliere al volo.  "Italia viva - ha aggiunto Conte parlando con l'Ansa - in questa legislatura ha votato quasi sistematicamente con il centrodestra e governa con le destre in molte amministrazioni territoriali. Incoronare Renzi così platealmente come credibile rappresentante di un polo moderato, è un grande harakiri".  Dunque l'affondo al Pd: "Tutto ciò sta avvenendo e viene assecondato dai vertici del Pd, aprendo una grave ferita con la mia comunità del Movimento 5 Stelle: una comunità che intende antropologicamente la politica in modo diametralmente opposto". Non solo, Conte vuole risposte dai dem anche sulla politica estera, lasciando intedere che il riavvicinamento tra Renzi e la segretaria Pd Elly Schlien abbia un qualche legame con le buone relazioni internazionali dell'ex premier.  "Se poi qualcuno pensa che Renzi possa facilitare un dialogo diretto con il Partito democratico statunitense e con il governo israeliano allora dico che, a maggior ragione, occorre un forte chiarimento sulla politica estera: per noi del Movimento 5 Stelle i governi italiani non si decidono a Washington". 

 

E mentre il capo del M5s sbotta, non si sblocca la trattativa per un campo larghissimo a sostegno in Liguria dell'ex ministro Pd Andrea Orlando. Dalla festa dell'Unità di Bologna ieri sera il deputato Pd ha posto le sue condizioni sia al M5s, sia a Renzi. A quest'ultimo Orlando ha ricordato che: "La precondizione per un chiarimento riguarda il comune di Genova. Bucci ha già detto che farà campagna per il centrodestra. Se una forza che sostiene la giunta Bucci si presenta con il centrosinistra si registrerebbe un paradosso insostenibile". Insomma la richiesta a Iv è sempre la stessa: uscire dalla maggioranza e dalla giunta genovese. Più conciliante con i 5 stelle che intanto però non hanno ritirato la loro candidatura, quella del senatore genovese Luca Pirondini. Anche per questo l'ex ministro ha ricordato che la sua disponibilità "è come lo yogurt, scade". Se entro domenica la partita non sarà chiusa, questo l'ultimatum, Orlando non si candiderà

 

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