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Verso le regionali

Prove di campo largo in Liguria. Renzi: "Pronti a lasciare la giunta Bucci, se guida Schlein"

Redazione

Il sostegno a Orlando potrebbe essere il primo passo verso un alleanza di ampio respiro, ma il leader di Iv avverte: "Se la linea la dà Conte, stiamo fuori"

“Spazziamo via le ambiguità: non intendiamo tenere i piedi in scarpe diverse e dunque siamo pronti a separare la nostra strada da quella del pur bravo Marco Bucci”. Così Matteo Renzi intervistato dalla Stampa fa chiarezza sulla compagine di centro-sinistra che il 27 e il 28 ottobre si presenterà agli elettori liguri per le elezioni regionali. 

Dopo il bagno di folla alla Festa dell’Unità di Pesaro, il leader di Italia Viva conferma la volontà di “essere presenti in una lista riformista senza simboli di partito” e di “sostenere la candidatura di Andrea Orlando, con cui ho posizioni diverse ma che ho comunque nominato ministro”. Il legame con il Pd sembra essersi restaurato in virtù dell’obiettivo di sfidare la maggioranza di governo e gettare le basi per una coalizione con un respiro nazionale. Un’ambizione in cui il ruolo delle forze moderate del fu Terzo Polo sembrano cruciali. Tanto che, ammessa la sconfitta sul tentativo di superare il tradizionale bipolarismo sinistra-destra, l’ex premier difende la separazione dalla giunta Bucci mettendo in luce il peso politico della sua Italia viva: “Non siamo in coalizione perché ce l’ha ordinato il dottore ma perché ce l’ha chiesto la segretaria del Pd”.

   

    

Alleanza sì, seppure con delle riserve: “Se la linea la dà Elly Schlein, noi ci siamo. Se la linea la dà Conte, allora stiamo fuori”. Renzi evita attacchi diretti, pur rimarcando la persistente insofferenza del pentastellato alla scelta di indicare Draghi come presidente del consiglio. “È fermo al 2021. Io mi occupo di futuro: Dobbiamo creare un’alternativa alla Meloni. Per farlo, Elly Schlein ha proposto di smetterla coi veti”. 
   

D’altronde, tra i due resistono ancora profonde divergenze in politica internazionale. Primo fra tutti, la vaghezza di Conte sul candidato da appoggiare alle presidenziali americane di novembre. Così come persistono con il mondo della sinistra le (ormai) storiche divisioni sul Jobs Act. “Ognuno su quello mantiene le sue posizioni. Invece insieme bloccheremo l’autonomia differenziata, un provvedimento dannoso perché aumenterà la burocrazia”. Renzi non manca poi di difendere diversi suoi storici punti fermi, come il pieno sostegno all’utilizzo delle armi europee da parte degli ucraini e il prezioso ruolo dei paesi del Golfo (Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Egitto) per il raggiungimento di un accordo in Medio Oriente che garantisca la costruzione di uno stato palestinese non più in guerra con quello israeliano. E non risparmia un attacco diretto a Fratelli d’Italia, che nelle scorse settimane ha accusato Iv di stare architettando un complotto giudiziario contro Arianna Meloni: “Ma quale complotto. È stato il solito piagnisteo di questa Premier (…) Evidentemente hanno più problemi di quello che pensavamo”.

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