Editoriali

La proroga per finta sulle concessioni balneari

Redazione

La giustizia amministrativa può evitare all’Italia la figura dei Pulcinella all'Unione europea. Cosa prevede il decreto sulle concessioni approvato oggi dal Consiglio dei ministri 

La proroga è prorogata? Alla fine, il ddl per sbloccare l’annosa diatriba sulle concessioni balneari – il piatto forte del consiglio dei ministri di oggi – è uscito dal cdm sulla base di un apparente accordo con la Commissione. È un calcio alla lattina i cui contorni politici sono chiarissimi; non altrettanto gli effetti. Le bozze circolate prima del cdm, e apparentemente confermate nella sostanza, vertevano su due pilastri: l’ennesima proroga (questa volta fino al 2027, con la possibilità di ulteriore slittamento a inizio 2028) e il rinvio a un decreto ministeriale per stabilire le modalità di calcolo dell’eventuale indennizzo a favore del concessionario uscente.

 

Se l’accordo con Bruxelles benedice la proroga, non è detto che questo sia sufficiente a placare la giustizia amministrativa, che sta falciando le concessioni oggetto di ricorso con sentenze fotocopia. Quindi le corti potrebbero infischiarsene, vanificando nella sostanza il successo politico del governo. Diventa quindi cruciale la seconda gamba del provvedimento, cioè le modalità di determinazione degli indennizzi a carico degli eventuali subentranti, più in generale, i criteri di gara. Qui c’è un tema di merito e di opportunità. Nel merito, il tema degli investimenti è delicato: non può essere visto come un surrogato della prelazione, perché gli investimenti vanno valutati con criteri oggettivi e perché non tutti vanno necessariamente garantiti agli uscenti.
 

Occorrerà quindi trovare un compromesso per indirizzare i comuni nelle loro azioni. Nel metodo, proroga o non proroga, i comuni incalzati dalle corti potrebbero comunque muoversi, quindi il governo non dovrebbe perdere tempo a varare i decreti attuativi, in modo da dare una cornice nazionale e non rischiare il liberi tutti. Infine resta da chiarire la destinazione del gettito che almeno in parte va destinata ai comuni stessi, che oggi sono sulla graticola pur non avendo vantaggi diretti dalle procedure che  devono gestire. Se Meloni vuole lasciare un’eredità duratura deve pensare al domani, non insistere a riproporre la ricetta di ieri.

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