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Editoriali

Il dovere del Pd di votare Fitto in Ue

Redazione

Il tatticismo dei socialisti europei è un danno per l’Italia. Il partito di Elly Schlein deve smarcarsi e pensare all'interesse nazionale

La dichiarazione della presidente spagnola del gruppo socialista europeo, Garcia Perez, che si oppone alla nomina di Raffaele Fitto tra i vicepresidenti della Commissione europea ha tutti i caratteri di una discriminazione, che oltre al candidato proposto dal governo italiano, colpisce l’Italia in quanto tale, negandole il ruolo che le spetta come socio fondatore della Comunità europea. Non si sa se i parlamentari europei del Pd abbiano sostenuto questa posizione, e se l’hanno fatto hanno commesso un errore grave. Se invece non l’hanno condivisa dovrebbero renderlo noto, sia in dichiarazioni sia in comportamenti nel voto sulla commissione. Se non lo faranno si troveranno in una situazione difficile da difendere, indipendentemente dall’esito del voto sulla commissione e sui commissari.

Se a Fitto, cioè in questo caso, all’Italia, fosse inibita una responsabilità cui ha diritto (e che è riconosciuta come tale dalla presidente della Commissione) l’irritazione non solo della maggioranza si riverserebbe contro il Pd, se invece un eventuale voto contrario dei socialisti risultasse insufficiente a impedire la nomina, apparirebbero irrilevanti. La forsennata campagna del premier spagnolo Pedro Sanchez contro il centrodestra  è stata la miccia che ha portato all’esplosione del gran rifiuto socialista, ma questa arroganza mette in luce la  debolezza dei partiti socialisti in Europa, che in Spagna non riescono nemmeno a far approvare il bilancio e in Germania perdono rovinosamente le elezioni nei lander, mentre quelli francesi sono stati fagocitati dal “nuovo fronte popolare.

Il Pd è invece un partito in grado di esercitare una funzione politica, che può tentare di costruire un’alternativa competitiva. Non ha bisogno di gesti disperati e autolesionisti, che metterebbero in dubbio la  lealtà nazionale, che non ha niente a che vedere con il rozzo sovranismo di settori del centrodestra. E’ l’ora della prova di maturità ed equilibrio di un grande partito nazionale che deve separarsi, con educazione ma senza ambiguità, dalle grida isteriche del sanchismo.

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