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Meloni riceve Starmer: "Rafforzare la cooperazione sui migranti. Il sostegno a Kyiv non è in discussione"

L'uso di armi in territorio russo, le relazioni economiche tra Londra e Roma e la gestione dei flussi migratori sul modello Albania. I due leader si vedono a Villa Pamphilj. Il video della conferenza stampa

Redazione

Villa Doria Pamphilj è lo sfondo del terzo incontro tra il primo ministro britannico Keir Starmer e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo il vertice Nato a Washington e l’European Leaders Summit in Inghilterra. Dall’invasione russa dell’Ucraina alle relazioni economiche tra Londra e Roma passando per la gestione dei flussi migratori, i due leader si sono confrontati su diversi dossier. In particolare, il controllo dell’immigrazione irregolare. “Ogni settimana migliaia di migranti attraversano il Mediterraneo e la Manica: la prima cosa da fare è contrastare la tratta coordinando polizia e intelligence, puntando al cuore di questo traffico”, ha detto Meloni parlando ai giornalisti dopo il bilaterale con Starmer. La premier ha ricordato la massima dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992: “Follow the money”. 

L'obiettivo condiviso è quello di "rafforzare la cooperazione nella lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, con particolare attenzione alla dimensione giudiziaria, nonché nel partenariato con gli stati di origine e di transito, proseguendo nel solco della collaborazione avviata nell’ambito del Processo di Roma, in particolare in materia di rimpatri volontari assistiti", si legge in una dichiarazione congiunta. 

Starmer ha ribadito che l’immigrazione è un problema europeo: “Affrontare le cause profonde, gli arrivi sono diminuiti del 60 per cento via mare in Italia. È importante cooperare, ma anche prevenire”. Il premier britannico ha lodato il protocollo d’Intesa tra Italia e Albania dicendo che bisogna seguire il modello italiano: “Da oggi siamo ritornati al pragmatismo britannico, affrontiamo il problema con soluzioni concrete”. A riguardo, Meloni ha commentato i ritardi sull'apertura dei centri:  "Abbiamo gli occhi del mondo puntati su questa iniziativa e va fatta nel migliore dei modi, se serve qualche giorno in più non mi dispiace, ma parliamo di qualche settimana", ha precisato la premier, che ha poi rassicurato una giornalista della Bbc sull'applicazione della normativa europea e italiana negli hot spot. "I migranti ospitati in Albania avranno lo stesso trattamento che avrebbero a Lampedusa o in qualsiasi altro hotspot italiano, solo in una porzione di territorio che non si trova in Italia. Questo perché ci aiuta a decongestionare una situazione difficile e perché pensiamo che garantendo la piena tutela e realizzazione della giurisdizione italiana ed europea, con nostre forze di polizia, nostri giudici, nostri modelli, non si possa sostenere che quello che fa l'Italia violi i diritti umani dei migranti", ha detto la premier, respingendo le accuse secondo cui negli hot spot albanesi si potrebbero verificare violazioni dei diritti umani. 

I due leader hanno confermato "una collaborazione estremamente solida" tra i due paesi. A partire dalla gestione dei conflitti in Ucraina e in medio oriente. “Il sostegno a Kyiv non è in discussione”, affermano i due leader e “inoltre non è più rinviabile un accordo complessivo basato sulla mediazione di Stati uniti, Egitto e Qatar che preveda il rilascio degli ostaggi israeliani, il cessate il fuoco nella striscia di Gaza e l’assistenza umanitaria alla popolazione civile”, hanno dichiarato.

Starmer ha ringraziato Meloni per la sua "leadership forte" sull'Ucraina. Riguardo alla possibilità di utilizzare armi occidentali nel territorio russo, su cui Starmer si sta spendendo con i leader occidentali, la premier italiana ha ribadito la posizione già nota del governo: "Per noi è importante che Kyiv costruisca le migliori condizioni possibili per un tavolo di pace. Per quanto riguarda l'utilizzo di missili a lungo raggio, chiaramente queste sono le decisioni che prendono le singole nazioni e i singoli paesi che forniscono questi armamenti. In Italia questa autorizzazione oggi non è in discussione, ma sono decisioni che noi condividiamo con i nostri alleati, ma questo non significa indietreggiare". 

 

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